Oggi volevo scrivere un post impegnato sul senso dello studio di Omero nel 2010, ma non ho ricevuto la definitiva ispirazione (urla di giubilo in sottofondo).
Procedo dunque ad una poetica difesa della bistrattata parentetica, di cui oggi una mia affezionata lettrice nonché importante promessa della storia della mistica moderna mi ha accusato di fare un uso eccessivo.
La Parentetica è un apostrofo rosa tra le parole t'amo. No, ops, questa l'hanno già detta. Ricominciamo.
La Parentetica è libertà, la Parentetica è una boccata d'aria nel discorso, la Parentetica è una speranza ultima a morire.
Grazie alla Parentetica il discorso prende colore e umore, le direzioni si perdono in un attimo di ebbro disorientamento per poi ricomporsi nella serietà compita del discorso principale. La Parentetica è una suocera bisbetica (fa anche rima) che si impiccia sempre nei fatti degli altri, ma che ti tiene sempre all'erta coi suoi pettegolezzi e sospetti. La Parentetica è una signora grassottella, che si dimena negli stretti spazi che le vengono riservati a bordo del discorso principale. La Parentetica è una vecchietta vanitosamente colta iscritta ad una laurea per corrispondenza. La Parentetica porta profumi molto forti, che quando passi tutti si voltano, e poi non riescono più a ricordarsi di ciò che stavano dicendo. La Parentetica è avanti con gli anni, ma non si ammala mai.
Non è sempre simpatica, ma come faremmo senza di lei?
La parentetica è libera, non deve attinenza a niente e a nessuno, non ha l'obbligo di essere coerente e nemmeno quello di essere consequenziale, la parentetica si apre ed è un cielo nuovo in una serata che avevi pensato di non uscire, e invece adesso sei in giro e ringrazi quella parentetica che si è aperta, che altrimenti... (la parentetica).
RispondiEliminaLa parentetica è divina. Talmente divina che un post sulle parentetiche non ne fa quasi uso, per non abusarne.
RispondiEliminaLa parentetica è un sentierino che si diparte dalla strada principale, indicato da un segnale bianco e rossso e un po' sbiadito. Ti dice che, volendo, si può anche andare di là. E uno prosegue, perché sa dove andare, e apparentemente la ignora, ma in fondo in fondo è contento di avere alle spalle, se vuole, la piacevolezza di un diversivo...
RispondiEliminaEhi, ehi, ehi...bravi!! Mi siete piaciuti proprio, e ho deciso che istituirò ufficialmente un post settimanale (o al massimo bisettimanale) dedicato a "Pillole di Retorica Immaginifica", con tanto di commenti aperti per ampliare il dossier!
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