Cari amici, rieccomi qui, dopo una sprintosa e proficua trasferta romana; e, come si poteva ben prevedere, ho un po' di cosette ferroviarie da raccontare.
Avendo maturato una lunga e consolidata esperienza in materia di viaggi su binario, posso ora giungere alla definizione di una personalissima nonché evidente nuova legge di Murphy: se in un dato INTERCITY esistono anche solo due bambini di età inferiore ai 12 anni, Tinni li troverà nel suo scompartimento. Detto ciò, non è che io sia del tutto bambino-repellente, per carità, ma all'interno di uno scompartimento di sei persone, stretto e rumoroso già di suo, le voci squillanti di pupetti eccitati/incazzati/nervosi/felici/piagnoni o comunque desiderosi di esprimere una qualsivoglia emozione non è esattamente ciò che un passeggero si augura per un viaggio di quattro ore. Se ai pupetti si aggiunge poi un qualunque personaggio X che non riesce a trattenere la propria voglia di dialogo, comunicazione, esternazione di curiosità e fratellanza con suddetti pupetti, il risultato può arrivare a rasentare l'intollerabilità. (così, tanto per gradire, un assaggio: ti piace colorare, eh? che colori ti piacciono? ti piace quando la nonna ti cucina la pappa, eh? che cosa ti piace di più? la cotoletta?? buoooona!!! ma anche all'asilo mangi la cotoletta? e i tuoi compagnucci dell'asilo -parentesi: chi firma con me una petizione per l'abolizione dei vezzeggiativi nei dialoghi con gli under-10? Sono fermamente convinta che nuociano allo sviluppo neuronale- mangiano anche loro la cotoletta? no??!! ma allora non sono bravi bambini come te! e il tuo fratellino mangia la cotoletta? sei geloso del tuo fratellino?.............)
Mentre quindi viaggiavo con la musica nelle orecchie a palla e nonostante ciò le cotolette e i disegni e i pennarelli preferiti del bimbo arrivavano comunque a scalfire il mio udito, ho maturato una simpatica idea per il prossimo sondaggio, che troverete nell'apposito riquadro, e ho ripensato a quanto un'amica mi raccontava a proposito dei treni americani. Quest'amica si è fatta un bellissimo viaggio attraverso l'America tutto by train e un giorno saliva con il suo ragazzo su un treno qualunque; appena seduta, però, si accorgeva subito che qualcosa non andava: notava infatti, con curiosità, che la percentuale dei domienti nel vagone era molto alta. Noncurante di ciò, si metteva a chiacchierare amabilmente (in tono italiano, quindi qualche decibel sopra alla soglia del consentito, per un qualunque non-italiano) con il suddetto fidanzato. Dopo aver ricevuto numerose occhiatacce, finalmente un compagno di scompartimento intimava loro il silenzio mostrando un cartello appeso sopra alle loro teste: scompartimento silenzioso.
M-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-o. Uno scompartimento per ogni treno dedicato a chi vuole viaggiare in silenzio: chi deve studiare, chi vuole dormire, chi ama meditare, chi è sociopatico e via dicendo. So per certo che Trenitalia non esaudirà la mia richiesta, troppo occupata com'è a regalare in omaggio un cioccolatino a tutte le donne che comprano al bar dei Frecciarossa per celebrare il mese della donna (è vero, purtroppo), ma vorrei sapere se non la trovate anche voi una soluzione concreta al problema dei tentati omicidi sui treni.
Ché io lo so, che è pieno di gente che non viaggia mai e ha voglia di parlare: anche io, all'inizio di questa lunga esperienza ferroviaria, ero così. Appena salivo cercavo negli occhi dei miei vicini una scintilla qualunque di solidarietà per poter dare inizio ad una bella ed amichevole conversazione sui peggiori luoghi comuni dell'umanità. Ho chiacchierato con migliaia di persone, se ci penso: il padre che portava il figlio calciatore a fare provini e che sognava di vederlo in Nazionale, la controllora fuori servizio, i soliti Napoletani che ti parlano di Napoli e ti consigliano le pizzerie, le chirurghe plastiche a Roma per un convegno, i due stilisti, un gruppo esilarante di editori fiorentini, le due sorelle modenesi ultra settantenni che sembravano appena uscite da Pomodori verdi fritti, e -come sa chi mi conosce bene- pure la famiglia di Casalesi, con i quali avevo così tanta voglia di dialogare che ho pure chiesto della Camorra (la loro eloquente risposta ve la rimando con suspence ad un prossimo post). Però, ora che di viaggi ne ho alle spalle davvero tanti, ogni tanto non disdegnerei un bel "vagone silenzioso", per godermi il panorama, che resta una delle cose più mozzafiato anche dopo tanti chilometri, la mia musica, e i miei pensieri.
E, comunque, mi raccomando, VOTATE al nuovo eccitante sondaggio!
Carissima Tinni, per questioni autobiografiche sono diventata molto molto tollerante nei confronti dei bambini, anche se rumosi. Quello che non sopporto sono i genitori che quando il bambino fa qualcosa di involontariamente maleducato (un bambino di 4 anni non ha ancora la percezione di quanto possa essere molesto un suo capriccio per gli sconosciuti, per esempio) non si prendono la briga di rimproverarlo o farglielo notare. Insomma, anch'io ho avuto 2, 3, 4, 5 anni, e ricordo che era tutto un 'parla a bassa voce!', 'non urlare!', 'stai composta!', 'non vedi che disturbi?', 'hai pestato l'alluce al signore, chiedi scusa!'. Tutti rimproveri legittimi, che però sento sempre meno dai genitori di bambini vivaci (e mica solo in treno, anche al bar, in negozio, alle poste...).
RispondiEliminaQuanto al tuo sondaggio, devo dirti che hai dimenticato due categorie fondamentali: chi si siede poggiando i piedi e le scarpe sul sedile di fronte; e quello che sale sul treno e pensa che ascoltare la musica a tutto volume sal suo cellulare senza usare le cuffiette sia un comportamento normale! Ciauz!
Ma certo, è ovvio...e infatti ciò che mi ha dato fastidio l'altro giorno non sono stati né i bambi né i due - in fondo innocui - genitori, ma quest'altra tizia che li ha strapazzati di domande idiote e continuava a volerli far sentire a ogni costo al centro dell'attenzione con prevedibili pessimi risultati...
RispondiEliminaIo penso fermamente che amare i bambini non significhi necessariamente ricoprirli di ogni attenzione e vezzo possibile ed immaginabile!
1)Anche in Olanda ci sono i vagoni riservati al silenzio: io e la mia compagna di viaggio siamo state seriamente rimproverate per non essercene accorte e per aver scambiato qualche parola.
RispondiElimina2)Il mio divino relatore durante le sue lezioni riserva sempre qualche parola sul "mammese", ovvero quel linguaggio non-sense parlato tra le mamme e i figli. Di solito conclude la lezione così: "e per fortuna intervengono i padri, da cui i figli imparano la linguaggio vero, quello parlato nella polis". So di sminuire la portata di queste parole riportandole in questo modo, ma ti giuro che hanno alla base studi serissimi.
3)...vogliamo parlare della categoria "adolescenti sui treni"?
4)io sono misantropa e odio ferocemente chi vuole parlare con me durante il viaggio, qualunque tipo di viaggio esso sia.
appoggio la segnalazione di niculet sugli "adolescenti sui treni": è un terribile peso che grava sulla testa di chi prende i treni negli orari degli studentelli. ma lo scompartimento silenzioso no, dai: certe cose sono insopportabili, ma un vagone tombale temo lo sia di più.
RispondiEliminaNella mia minuscola esperienza di Papi e viaggiatore di treni, quasi mai i bambini o i ragazzi sono il vero problema. Ma mentre un bambino o un ragazzo ha il vero problema di irradiare l'energia vitale in eccesso, l'adulto che parla per due ore al telefono nello scompartimento è semplicemente maleducato. (Confesso, è capiato anche a me farlo e chiedo scusissima con 10 anni di ritardo...)
RispondiEliminaA peggiorare le cose ci si mettono i pubblicitari: nelle stazioni della MM, nelle stazioni ferroviare e probabilmente anche negli aeroporti, ci sono schermi TV che blaterano 24h su 24. La ATM milanese ci ha anche deliziato dell'uso dei cellulari nella metropolitana. Così, oltre al rumore del treno, abbiamo anche il vicino che ci racconta i pifferi suoi.
Il silenzio, da queste parti, non sembra avere una sua dignità.
cara tinni, come sai con me sfondi una porta aperta. anzi, forse io sarei stata anche più drastica.
RispondiEliminaal sondaggio aggiungerei:
- cretini che fumano direttamente nel vagone (e generalmente la passano liscia)
- i telefonatori appassionati, che non solo ti massacrano per tutto il viaggio raccontando, anzi urlando i loro fatti personali o facendo telefonate di lavoro, ma non capiscono che in galleria il telefono NON PRENDE, e si mettono a urlare o a richiamare freneticamente
- e ovviamente gli adolescenti, anzi, rilancio:invece di uno scompartimento silenzioso, potremmo suggerire uno scompartimento riservato a ragazzini che vanno (o tornano) a scuola/al mare/in gita/a giocare a pallone/basket/pallanuoto/ad una festa di compleanno/in qualunque altro posto debbano recarsi in gruppi di più di due.