Quando ci si perde dentro se stessi, a volte succede che a ritrovarti è una canzone: tu sei lì imbambolato, intrappolato, fissi uno schermo o una finestra incapace di fare alcunché e poi, d'un tratto, ascolti questa e tutto appare chiaro e definito.
Ed è come vedersi in uno specchio, ti osservi, guardi quel neo che non ricordavi fosse così a lato sulla guancia, provi a sorridere, per vedere l'effetto che fa, ammiri le pieghe del volto crearsi e sciogliersi e ti ritrovi, oplà, Tinni, sei qua, e io che mi credevo..
E quella canzone benedetta micca riesci a smettere di ascoltarla; diventa come un mantra, come un'ipnotica ninna nanna: con quella canzone, e solo così, senti che ce la puoi fare, che adesso ti rialzi, che ci siamo, dammi l'ultima mano che sono quasi in piedi.
Chissà cosa c'è, fisicamente, dentro alla musica che ci fa stare bene: come è possibile che una semplice successione di note, silenzi, lunghe, brevi, sillabe e ritmo ci prenda per mano come potrebbe fare solo un amico speciale?
E' esattamente Lei di cui hai bisogno, Lei e nessun'altra: e in Lei ti rifletti come in un lago terso d'alta quota.
Io oggi sono Volta la Carta. Piacere di conoscervi.
E poi ci sono canzoni come queste, cariche di ricordi.
RispondiEliminahttp://youtu.be/jtXb4dahI4Y
???
RispondiElimina(Niculet, preoccupata)
La musica rende inevitabilmente sentimentali.
RispondiEliminaE ogni canzone trasmette a certain mood.
E ogni mood trasmette certain thoughts
E ogni thought attiva a certain behaviour.
E ti ritrovi con auricolari nelle orecchie e ipod tra le mani a camminare per strada come Richard Ashcroft nel video BitterSweet Symphony, incurante degli oggetti che ti circondano [auto, biciclette, monopattini, motorini, passeggini, persone, the elderly] bla bla bla