E poi succede che una domenica ti trovi di fronte un uomo, un uomo al quale - giusto per la cronaca - venticinque anni fa erano stati dati al massimo due anni di vita, e quest'uomo ti legge un brano che è stato tradotto all'incirca così:
da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi.
E succede che quest'uomo dice che no, che secondo lui non è vero che si deve soffrire, che non è vero che questo passo ci suggerisce che è bello, è giusto, evviva si soffre, che non è vero che quel tizio di nome Gesù doveva soffrire come qualcuno oggi deve prendere la pastiglia della pressione perché gliel'ha ordinato il dottore.
E, di fronte ad un uditorio incuriosito, va avanti e ti spiega che, secondo lui, in questo passo il verbo dovere è usato come quando noi, nella vita di tutti i giorni, si dice domani mi devo alzare presto perché voglio andare in posta. E cioè: ritengo che l'andare in posta sia più importante del continuare a dormire. Il verbo dovere come giudizio di valore, insomma.
E quest'uomo, quest'uomo che ogni giorno, da venticinque anni, si sveglia e continua a vivere, conclude dicendo che, secondo lui, Gesù doveva soffrire perché, come noi riteniamo la posta più importante del dormire fino a tardi, ecco, Gesù riteneva che amare fosse più importante del non soffrire. Secondo lui.
E succede che, quella domenica, rientri a casa e non si sa come sei più contento, più arzillo del solito; e ti viene lo sghiribizzo di aprire quel libro impolverato con su scritto novum testamentum - grece et latine, di arrivare al passo letto poco prima e di guardare com'è in greco, com'è in originale.
E succede allora che scopri che il verbo dovere, quel verbo pesante e puntiglioso e rigoroso e cupo semplicemente NON c'è. C'è invece un'espressione impersonale, δεῖ, che è molto più simpatica e cordiale e rasserenante. E che vuol dire proprio quello di cui parlava quell'uomo: vuol dire è necessario, bisogna, è così, non si scappa: se si ama, si accetta anche di soffrire.
E lo sai bene che questa non è una cosa semplice di cui parlare in un post sul blog, e si ha sempre un po' paura, con le cose di questo genere. Però succede che sei ancora più contento, dopo aver trovato quel δεῖ, e quando si è contenti così, all'improvviso, si ha voglia di raccontarlo a tutti; si ha voglia di urlarlo, di metterlo nero su bianco, che è bello ascoltare certe cose ed è ancora più bello leggere quelle cose in lingua originale. Che conoscere una lingua bene, nei suoi meandri, nei suoi corridoi, nei suoi buchi nel muro, è in fondo come avere un tesoro speciale nel cassetto, come avere, nello scaffale della cucina, una spezia rara, esotica.
Magari non ti serve quasi mai, a preparare il risotto o le scaloppine, ma quando poi ti capita una ricetta speciale, allora tirarla fuori è davvero una soddisfazione.
Clap Clap Clap!
RispondiEliminaNiculet :)
Hmmm hmmm... un malfunzionamento del mio collegamento online? Sono tre volte che provo a postare un post qui e scompare dopo poco! :-(
RispondiEliminaScusa Tinni,
RispondiEliminanon riesco a scriverti altrimenti che qui online, non ho trovato altro tuo indirizzo email.
Sei tu che cancelli il post che vorrei inserire qui? Come mai? Non trovo altra spiegazione ai miei tentativi senza successo di inserimento.
Ciao!
Marco
Carissimo Marco,
RispondiEliminaeccomi da te! Io veramente ho ricevuto sulla mia e-mail privata tutti i tuoi tentativi di commento, ma ora, venendo al blog, vedo che in effetti non ci sono. Credo (ma è un'ipotesi) che forse erano troppo lunghi e con un numero troppo alto di link?? Io certo non mi sarei mai permessa di cancellarli!! ;) Prova a riassumere in meno frasi o a spezzarli in più parti...
Carissima Tinni,
RispondiEliminasono contento di sapere della tua innocenza sul fatto che oggi io ho avuta sia la mia casella di posta elettronica con gmail.com che il mio blogspot.com bloccati.
Forse è stata proprio una routine automatica di controllo di google e di blogspot.com a censurare i miei messaggi, forse troppo lunghi oppure troppo farciti di web-links (questo forse il motivo) ed a bloccare di conseguenza sia il mio blog che la casella di posta.
Eccomi quindi costretto a scrivere senza la mia "autocertificazione" con la foto alla scuola elementare, in attesa di un atto di clemenza di google.it (proprietaria di blogspot.com) che mi possa restituire l'accesso ai due strumenti di impegno e di svago.
Potresti (se tu lo vedi possibile) perorare la mia buona causa con il servizio a ciò predisposto di goggle.com o di blogspot.com scrivendo loro una lode a mio favore?
Il mio blog si chiama cuorevivo.blogspot.com
Provo a riscrivere un nuovo post (anche se con nuove parole il senso dovrebbe conservarsi) come il mio commento di oggi.
Arrivo presto! Ciao.
Marco cuorevivo
GIOIA E SOFFERENZA
RispondiEliminasono davvero contento e felice di leggere questo tuo post su un argomento di norma poco trattato nei blog (contento un pò come tu scrivi di essere, avendo scoperto il senso "originale" del racconto evangelico; potresti confermare la sua fonte? Si tratta del vangelo di Matteo capitolo 16 versetto 21?).
In effetti come è possibile immaginare un "dovere" alla sofferenza imposto dalla divinità stessa agli esseri umani? Al massimo che possa essere oggetto di libera scelta!
Mi sembra che dalla stessa teologia cattolica odierna (della quale sono comunque molto a digiuno) si tenda a negare il castigo eterno dell'inferno, cosa che invece per lunghi secoli ha fatto da minaccia e da limite al libero pensare umano.
Ecco allora che la tua analisi risulta precisa ed esatta, riportando il contenuto dell'incontro da te presenziato. Era un incontro pubblico? Ne è rimasta traccia online?
A te come a tutti gli amici lettori consiglio caldamente un sito web dove poter trovare tanti spunti interessanti di approfondimento. Questo sito risponde al nome di liberaconoscenza punto it. Provare il link per il download libero di tanti libri e convegni.
A presto. Ciao.
Marco cuorevivo
Cara Tinni,
RispondiEliminahai notato come automaticamente è nuovamente sparito il mio commento precedente?
Mi hanno preso di mira!
Marco (sempre dal cuore vivo)
La cosa rassicurante di δεῖ è che, in effetti, non ha alcuna implicazione morale in sé: è semplicemente l’apodosi di un’ipotesi o di una condizione prestabilita. Semmai il vero giudizio morale sta nella presenza o meno della protasi, nella sua qualità intrinseca.
RispondiEliminaPerò δεῖ è anche il verbo delle cose che accadono con assoluta certezza e non è un caso se viene usato nelle profezie apocalittiche, al posto del futuro.
Non sempre si fa quello che si deve, ma il δεῖ, quello impersonale, presto o tardi, si attua sempre.
Non so se, messa così, sia più o meno rassicurante. Dipende dai punti di vista, dalle aspettative di chi fa proprie queste parole e dal senso che uno gli dà. La cosa che però rende davvero tranquilli è che, al di là dell’adempimento dei singoli ‘devo’, c’è sempre un δεῖ di riserva, a monte di tutto, a risoluzione di tutto.
Certo che i Vangeli rimangono proprio il TOP!
Sento odor di San Donnino... sbaglio? ;)
RispondiEliminabb
e non trovi che sia un buon profumo, cara BB???!! :)
RispondiElimina@Campanella: attendevo il tuo prezioso e dotto parere, in effetti! Bartolo per caso ci illumina, in proposito??
RispondiElimina@Marco: era una semplice predica di una messa di campagna, in una chiesina di un piccolo paese chiamato S. Donnino in provincia di Modena. Accorrete numerosi, se siete nei paraggi!
RispondiEliminaMIRACOLI MODERNI
RispondiEliminaCara Tinni,
beh, i miracoli della scienza di Internet sono infiniti, come potremmo mai essere sicuri che la semplice predica in una chiesetta di un paesino del modenese non possa trovare poi spazio anche online magari su youtube oppure altrove?
Quale il nome della chiesina?
I miracoli non avvengono mica soltanto nelle chiese e nei loro dintorni!
Quindi era il predicatore la persona con 25 anni di "abbondanza"? Bello.
Buona giornata.
Marcolino
alias Marco dal cuore sempre vivo
(in attesa di buoni sviluppi)
.
Non saprei,Tinni. Lo sperimenterò poi ti saprò dire!
RispondiEliminabb