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giovedì 28 luglio 2016

Ventilatore: introduzione

Un momento molto delicato nel prototipo della giornata estiva di Tinni è quello relativo alla chiusura o apertura delle persiane alle finestre.
Il motivo è molto semplice: la Tinni-casa è - da sempre - fortino d'assedio per le zanzare. Nei periodi di punta - tra le 17 circa e il tramonto - le zanzariere sembrano quasi vibrare per i colpi inferti dalle loro falangi, e tu non puoi che sentirti invadere da brividi di puro terrore, scorgendo la massa ondeggiante delle loro truppe schierate all'assalto. Non c'è possibilità alcuna, a quell'ora, nemmeno di concepire con la mente l'idea di sollevare la zanzariera per operare una qualsivoglia azione all'esterno di essa. 
Occorrerà aspettare il buio. 
Il buio buono, che arriva ogni sera fedele a riportare sullo zerbino di casa il bandolo di queste lunghe giornate di ferie, come un quotidiano al contrario. Il buio che dà "gioia incondizionata", e che, democratico, passa a bussare alle porte di tutti, anche se in pochi lo ringraziano come usano fare col sole. Arriva il buio, dunque, come ieri e come domani (forse?), e se si sta un poco attenti a non tenere la luce accesa proprio in quella stanza, si potranno allora, a quel punto, sollevare in punta di dita le zanzariere e riaprire le imposte per far entrare l'aria fresca della notte. 
In culo alle zanzare. Tiè.


Stavo facendo proprio questo, l'altra sera: stavo bruscamente riportando la zanzariera alla posizione di guardia, brusca appunto nel timore che qualche zanzara fastaiola avesse deciso di organizzare un after a base di musica tecno proprio nei paraggi della mia finestra, e il movimento di chiusura dev'essere stato un pelo più brusco del consueto perché TAC! - ho sbattuto un gomito contro il ventilatore appoggiato sul tavolo della cucina.

Ah, Scusa. - ho detto a mezza voce a quel punto.


Chiedevo Scusa al mio ventilatore.

La mia collega "Competenza"*, a questo punto della storia - se solo leggesse queste pagine invece di trovarsi in qualche sperduto capo del mondo a far girare a suon di milioni l'economia locale - mi direbbe, come ha già avuto modo di fare lungo il corso di questi anni lavorati insieme, che devo piantarla di chiedere sempre scusa a tutti e di auto-mortificarmi, perché faccio ridere i polli.

Una mezza risatina me la son fatta anche io, tra me e me, l'altra sera, in effetti, dopo aver realizzato di aver chiesto scusa addirittura ad un elettrodomestico portatile della mia sala da pranzo, però, nel remoto caso in cui la mia collega "Competenza" si azzardasse a confermarmi una cosa simile ancora oggi, a proposito di quest'ultima discolpa, ho - una volta tanto - una risposta pronta in serbo per lei.

Ci scrivo un post e poi ve la dico.

* Ho sempre visceralmente desiderato citare anche io - come magistralmente fa Lei da una vita - i miei colleghi e i miei alunni con un soprannome su di essi tarato. Questa è la prima volta che me ne capita l'occasione e sono anche un po' emozionata. Mai avrei creduto - peraltro - che tale Collega Competenza mi avrebbe dato l'occasione di provare in relazione alla sua comparsa - seppur virtuale - una simile gioia.

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