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martedì 15 agosto 2017

L'aria di tutti

E se tutta questa scalata - si chiedeva la professoressa stiracchiandosi su una sdraio gentilmente offerta da Sardinia ferries, lurida ma incredibilmente aderente alle forme dei suoi pensieri -  non fosse servita per sentirsi diversa, per sentirsi migliore, per vedersi in cima (ad una vetta, ad una lista, ad una cattedra), così come tutti le avevano prefigurato, ma avesse condotto semplicemente alla percezione di un'immensa "uguaglianza"? Come se una piccola valvola situata alla base del polmone - quello destro, per esattezza - si fosse aperta improvvisamente, facendo entrare nuova aria nell'apparato respiratorio? Un'aria più inquinata, certo, più fosca, anche, e più ricca di particolato (afte nervose, caghetti, infiammazioni, noncuranze), ma comunque più condivisa?

"Finalmente respirava l'aria di tutti" - avrebbe recitato quella pagina, se la sua vita fosse stata un romanzo ottocentesco.

E mentre il suo inconscio poneva al suo diaframma questa serie poco lucida di domande, la professoressa sentiva partire, alla radio dello sgangherato traghetto, una canzone tanto bella e tanto lontana, che non la faceva più soffrire come un tempo (quel tempo), ma che d'altro canto non permetteva né a lei, né tantomeno al suo diaframma, di toccare altro che non fossero quei ricordi dolciastri: le si incollavano addosso come sacchetti di plastica bagnati, e rimanevano lì, fin quasi alla fine della musica.



Incurante del contesto, stiracchiandosi in accordo con le sudicie fibre della sdraio ospitante, la professoressa chiudeva allora gli occhi e apriva il cuore e le labbra, lasciandole muovere al suono delle parole inglesi di Adele; i suoni uscivano sussurrati, per non disturbare la memoria, ma contribuivano comunque in maniera appena percettibile al dipanarsi della melodia lungo il ponte della nave, nell'aria di tutti.
Qualche tempo fa mi sarei vergognata, a canticchiare in pubblico - pensava.

Mancavano giusto un grappolo di note alla fine della seconda strofa e la professoressa si girava sempre cantando sul suo lato destro; per scoprire che lì, nella sdraio della vicina - quella che a prima vista le era sembrata una polacca, ma che qualche ora dopo avrebbe amabilmente dialogato in fluente italiano con il panzuto marito - la bionda cinquantenne stava facendo esattamente la stessa cosa, e con la medesima precisione linguistico-testuale.

Canticchiavano entrambe Adele, nell'aria di tutti e in qualche modo di loro due un po' di più.

La professoressa sorrise. E gli antichi pensieri, così come quelli più recenti, si affogarono in un bicchiere di gioia non più tanto frizzante e nemmeno tanto fredda, ma comunque rinfrancante, lì, su quel ponte di nave diretto verso una nuova vita.


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