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lunedì 18 luglio 2011

Qualche giorno fa,

dopo tanto tempo, sono rimontata alla guida di un'automobile e ho guidato fino ad un paesino qui vicino, dove volevo appendere un volantino per le ripetizioni di latino.

Guidavo, riassaporavo poco a poco il piacere di condurre una macchina al ritmo che vuoi tu, il morbido rugoso del volante sotto le mie mani minute, che pure lo tenevano, la danza alchemica delle marce (sempre troppo "tirate", al dire di chi mi si siede accanto, di solito, ma il bello di guidare soli è proprio questo), la strizzata d'occhi di me stessa a me stessa nello specchietto; guidavo e mi sono fermata al semaforo di Cà di Sola. Davanti a me, a bordo di una Golf, una coppia di trentenni. Lui, approfittando della pausa, le metteva un braccio lungo lungo e snodato intorno al collo e la chiamava a sé per un bacio. Poi, sempre con quel braccio lungo lungo e snodato, le scompigliava i capelli e le carezzava la testa in modo scanzonato e gentile.
E io li guardavo, non riuscivo a smettere di farlo, e non mi sentivo nemmeno un'impicciona.
Il semaforo di Cà di Sola ritornava verde, entrambi ripartivamo, e poco dopo eravamo di nuovo fermi, Golf  e Punto rossa, all'incrocio di Settecani. E di nuovo il braccio lungo lungo e snodato, e il sorriso di lei, e un bacio, e una scompigliata di capelli.
E io li guardavo, e mi ritrovavo a sorridere, e in fondo ero contenta, contenta come si può essere quando si incontra, per una strada affollata, un po' di amore. E speravo, in cuor mio, che girassero anche loro a sinistra, al semaforo di Settecani, e così era, e allora di nuovo a rincorrerli, con lei che, nella velocità dell'accelerazione, lanciava una mano fuori dal finestrino e sorrideva.

E poi, all'approssimarsi di Castelnuovo, la Golf piena d'amore svoltava giù a destra, mentre io e la mia Punto continuavamo dritto, in direzione Casinalbo, sbuffando un po' in salita ché la Punto va a metano, per poi ridiscendere e imboccare rotatorie e curvare d'improvviso e risbuffare e ridiscendere, per le strade di campagna e di collina dell'Emilia più ricca.

E ripensando alla Golf, d'istinto mi voltavo verso la mia destra e guardavo il sedile accanto al mio: vuoto, anzi no, pieno a metà della mia borsa di tela, con dentro i volantini delle ripetizioni, qualche scontrino appallottolato, chiavi di casa e pacchetti di fazzoletti tutti iniziati e non finiti. D'improvviso, mi saliva alla memoria, alla pelle, con quell'impertinenza che solo i ricordi in stile Madeleines proustiane sanno avere, la sensazione del 20 luglio 2002, ore 12 circa: una tesserina nuova di zecca in mano, con sul retro una firma tremolante ancora fresca d'inchiostro, una telefonata eccitata ad un'amica (-dobbiamo fare come Thelma e Louise!!-), un bacio a mio padre, una macchina, che anche allora era rossa, ma di marca francese, e poi quella sensazione, fortissima, di salire in macchina e di poter, finalmente, appoggiare con una certa aria di sfida la borsa sul sedile di destra. Niente più accompagnatori da foglio rosa, niente più istruttori di scuola guida. Solo io e la mia borsa di tela.

E allora, qualche giorno fa, a bordo della mia Punto rossa a metano, per le strade di campagna tra Castelvetro e Casinalbo, ho alzato il volume dell'autoradio al massimo e c'era su un CD di canzoni che avevo fatto quando ero ancora al liceo, proprio nel periodo in cui, per le prime volte, guidavo con la mia borsa appoggiata sul sedile di destra, e la canzone in quell'istante era Stop delle Spice Girls, ma non m'importava nulla del livello musical-culturale del pezzo, io lo cantavo a squarciagola, e ogni tanto lanciavo uno sguardo d'intesa alla mia borsa di tela, appoggiata lì, sul sedile a fianco.

1 commento:

  1. La bellezza di una carezza alla persona amata, ogni volta che il semaforo diviene rosso, è una delle gioie della vita: è una delle poche volte che speri che non sia verde, al prossimo incrocio. È un gesto che sa di confidenza, di tenerezza, molto, molto più che migliaia di parole.

    Grazie Tinni, per avermelo ricordato.

    P. estinto.

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