MOLTEPLICI INIZI.


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interculturalità - scuola - letture - frivolezze - risparmio - poesia - creatività - viaggi - pande - giardinaggio ... e bizzarrie varie.

venerdì 15 luglio 2011

Una pizza al prosciutto

Ieri camminavo per Castelvetro, il paese dove sono nata e vissuta per tutti-meno-due anni della mia vita, e sono capitata davanti alla pizzeria d'asporto di piazza Verdi.
Ero lì davanti, faceva caldo, le zanzare mi mordevano i polpacci e i sassolini di ghiaia dello spiazzo mi entravano nei sandali, cosa che non sopporto.
E allora ho tratto un respiro profondo, ho spinto la porta d'ingresso e sono entrata. Sono entrata e ho chiesto alla ragazza che prendeva le ordinazioni se per caso, durante l'estate, cercavano qualcuno per rispondere al telefono e stare alla cassa, anche per brevi periodi, così per sapere.
La ragazza mi ha sorriso un po' imbarazzata, si è girata verso un pizzaiolo che lavorava lì dietro, ha ripetuto la mia domanda a lui, che mi ha squadrato e mi ha detto: lasciaci il numero, che ti richiamiamo.
Nel frattempo, mentre scarabocchiavo nome, cognome e cellulare su un post-it unto e bisunto che mi era stato allungato, un cliente entrato dopo di me ordinava una pizza al prosciutto. La ragazza della cassa prendeva nota con una bic smordicchiata, e scriveva 1 prosiutto; candidamente, con una certa concentrazione, come solo chi è nato e vissuto in terra emilianofona può saper fare.

E così ho ringraziato, sono ri-uscita nel caldo stanco del tardo pomeriggio, e mi sono incamminata verso casa. Camminavo e camminavo per quelle strade con quei marciapiedi ridicolmente bassi, e i cancelletti delle case di legno, senza codici d'ingresso, senza fotocellule e senza portieri, per quelle scale che mi avevano portato, giorno dopo giorno, alle scuole elementari su in castello, come si dice qui, e poi attraverso i cortili, i giardinetti, il ponte sul Guerro. Camminavo e non riuscivo a togliermi dalla testa quel prosiutto senza la C, e mi tornavano in mente uragani di parole come crisi, giovani, occupazione, sottopagati, cervelli in fuga, ripensavo a quando i prof di liceo mi raccomandavano di non sprecarmi, di puntare in alto, tornavo con il pensiero a quella graduatoria appesa fuori dalla sala riunioni del Dipartimento di Studi sul Mondo Antico di Roma3, e a quell'esaltazione, tre anni fa ormai, che sapeva di vittoria e di compimento, e poi ancora alla pizza al prosiutto, e a questo paese che ancora non ho capito se lo amo o lo temo, e avevo sempre qualche sassolino di ghiaia tra un dito e l'altro del piede sinistro, che non riuscivo a scrollarmi via.


Camminavo e sudavo e poi, d'un tratto, quando avevo già imboccato via Leopardi, ho incrociato una panda scassata con alla guida un contadino di qui, con quella bocca sdentata e i capelli radi e selvatici in testa che parlano da soli; il contadino guidava, con le mani ruvide e scure, e teneva sulle ginocchia un cagnolino di quelli che piacciono a me (e non sono tanti, si sa!), di quelli con le orecchie all'ingiù, il pelo corto e le macchie marroni; questo cane da caccia se ne stava in piedi sulle ginocchia del contadino, e teneva quasi tutto il corpo fuori dal finestrino, sgranando i suoi occhi di cucciolo intorno a sé e scodinzolando felice. E il contadino guidava così, andando ai 20 km all'ora per far gustare proprio ogni centimetro d'aria al suo cane, a bordo di una panda scassata, all'inizio di via Leopardi.

Io non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere, per quella scena assurda: e, improvvisamente, quella risata si è portata via tutto, tutte quelle brutte parole da telegiornale delle 20, la graduatoria del dottorato, e pure la pizza al prosiutto, come un fiume in piena. Ridevo e non riuscivo a smettere, e il contadino mi vedeva e rideva con me.

E pensavo che, forse forse, un po' di assurdità è proprio quello che mi ci vuole, in questa mia vita, ora: rapporti assurdi, contraddizioni, imprevedibilità, ribaltamenti. E sono contenta che mi abbiano detto che forse mi richiamano; anche se tutte le volte, arrivando in pizzeria, mi entreranno almeno due o tre sassolini nel sandalo, sì, sono contenta.

2 commenti:

  1. credo che le persone abbiano scordato come sono le cose semplici...quelle che però ti riempiono il cuore...

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