Pizza

Cammino per le strade del paese in cui sono nata con un cartone di pizza sotto il braccio.
E' la sagra del paese, le strade sono gremite di volti noti e meno noti, bancarelle bicchieri di vino risate spinte abbracci. Sono contenta per lui, per Castelvetro, che, come ogni anno, vive il suo momento di gloria, si mette a lucido per accogliere la gente di città, è protagonista, una volta tanto sul palco, ammirato e popolato.
Ho fame; apro il mio cartone in cui si stende paciosa una pizza sudata ed amata; una pizza che qualcuno ha preparato apposta per me, nonostante la stanchezza sulle mani e la farina sul viso.

Cammino e addento la pizza, quella pizza che qualcuno ha preparato e anche tagliato per me.
E proprio mentre assaporo il gusto del lavoro e la gioia della fatica, mentre un signore anziano che incrocio sorride e mi esclama buon appetito, eh?!, mentre sono lì con la bufala che mi cola sulle mani sbruciacchiate e mi ammiro le macchie di pomodoro sulla maglietta, sono felice.

Perché, mi viene da pensare, la vita pare proprio una pizza che qualcuno più esperto di te ad infornare ha cotto e condito per te. E a te non resta che addentarla, quella pizza, con tutta la fame di cui sei capace, anche se sei di corsa, anche se non puoi sederti con calma, anche se sei buffa lì in piedi, con il cartone sotto braccio e la fetta sghemba in mano.

La vita è come una pizza dopo una serata di lavoro; che appena lo sollevi, il cartone, anche se pensavi di non avere fame e vado a letto così, senza nemmeno farmi la doccia, ecco, appena lo sollevi, c'è quel fragore di pane cotto che ti arriva in faccia, e riapre il coperchio del tuo stomaco e la molla del tuo sorriso.

E allora buon appetito a tutti.