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lunedì 30 aprile 2012

Modi

Riflettevo su una cosa, stamattina. Riflettevo sul fatto che ci sono davvero tanti modi per stare vicini e altrettanti per stare lontani.

Al di là dei più banali, ovvero dello stare seduti vicini con le gambe e le anime che si sfiorano e si salutano a vicenda, o dello stare lontani chilometri con i cuori e le mani che si ignorano e si maledicono, riflettevo sul fatto che si sta vicini anche quando, che so, si legge un bel libro che qualcun'altro, in un'altra piega dell'universo, ti ha consigliato questo proprio merita, e allora mentre lo sgrani e lo bevi avvoltolata in lenzuola già un pelo troppo sporche anche senza accorgertene ritrovi pezzi di quel qualcuno tra quelle righe e capisci in una maniera non mediata e fulminea e simpatica che a quel qualcuno quel libro è piaciuto tanto perché era fatto della stessa lana con cui era intessuta la sua sciarpa, ed è allora, mentre mastichi questa consapevolezza allegra, che si è vicini, o almeno un po'.

Si può essere vicini starnutendo nello stesso istante da una parte all'altra di una stanza grande e piena di cose, uniti da un'allergia che, come diceva sempre la mia adorata compagna di liceo, assomiglia tantissimo alla parola allegria e se cambia solo l'ordine di due lettere un motivo ci sarà pure: lei non ne soffriva, povera cara, e il tentativo consolatorio era tanto più tenero quanto fallace, epperò proprio ieri sera sono riuscita a trovare vicinanza e complicità anche grazie a lei ed al suo naso colante.

Si può essere vicini guardando la stessa foto da due schermi di computer lontani; leggendo la stessa favola, ascoltando la stessa musica.

Si può essere vicini lavorando e toccando e preparando un oggetto che prima o poi, in questo mondo o in quell'altro, arriverà laggiù; si può essere vicini prendendo tra le mani un pezzo di carta che un po' di tempo prima stava nelle mani di qualcun'altro.

E poi, certo, si può essere lontani dividendo gli stessi centimetri di letto, le stesse quattro pareti, i pacchetti di fazzoletti e il barattolo del caffè; lontani pur nella medesima scrivania, uno in braccio all'altro, a guardare la stessa puntata della stessa serie tv dallo stesso schermo di computer scassato; lontani allo stesso tavolo di pub, sorseggiando bevande simili se non uguali; lontani di fronte alla stessa versione di greco e agli stessi rompicapi di attrazione del relativo (morte a lei, sempre); lontani all'interno dello stesso abitacolo di automobile, della stessa vacanza, della stessa tenda e quasi dello stesso corpo.

Ci sono tanti modi di essere vicini e di essere lontani.

Ma, detto questo, a me un po' di modi banali di essere vicini e pure di essere lontani non è che dispiacerebbero, eh. Non mi dispiacerebbe, per dire, essere vicini guardando lo stesso film dallo stesso schermo di pc, o lontani in un silenzio eterno di messaggi e di pensieri; non mi dispiacerebbe, ma forse è chiedere troppo chissà, essere vicini mangiando dallo stesso barattolo di gelato con lo stesso cucchiaio perché tutti gli altri sono ancora da lavare, o essere lontani in due continenti diversi e non dover più leggere quel nome su nessuno schermo di nessun tipo di apparecchio elettronico.

Non mi dispiacerebbe, no affatto; e il post si chiude qui, una volta tanto, senza se e senza ma forse. Si chiude qui perché me ne torno al mio bel libro e ai miei modi insoliti e bizzarri di essere vicina alle persone e già che ci sono mi vado pure a finire il gelato avanzato, dev'esserci ancora un po' di affogato al caffè.

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