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lunedì 4 giugno 2012

Imprevisti


E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
E. Montale -  Prima del viaggio


Ci sono imprevisti altrui, imprevisti ciclonici che fanno girare la testa; ci sono imprevisti altrui, di decisioni folli e di guerre lampo; ci sono imprevisti altrui, il cui capo del filo risale lungo un sentiero irto fino alle mani di un lontano quanto imprevedibile qualcun'altro. Imprevisti così, come la fine dell'anno scolastico proclamata oggi quattro giugno, in anticipo, dalla provincia di Modena, che libera i lacci che legano stretti me e i miei alunni, così, nel bel mezzo di un ripasso sul vassallaggio, e spiega schiere di palloncini colorati nel cielo ancora frastornato per il temporale. Imprevisti, sì: la sola speranza. E così mi ritrovo a guidare sulla strada di casa prima del tempo, con una fetta di ore nuove in tasca e guardo incantata ed assorta i drappelli di studenti riversarsi nei vicoli abitati con quello sguardo pieno e frizzante, quel fare senza macchia e senza paura, così forte e così fragile come solo le gioie di carta velina sanno essere, e sono un po' libera e un po' felice anche io.

Ma gli imprevisti altrui sono rari quasi quanto i baci che non si dimenticano (cit.). I cicloni ti lasciano senza fiato proprio perché te lo eri scordato, che potevano arrivare, e la nostra vita trascorre tra guerre di trincea e di posizione, e l'unico filo che finiamo per stringere forte in mano fino a graffiarci i palmi è quello interdentale, il filo duro e banale delle nostre mattine stanche davanti allo specchio, tra lo spazzolino ed il pettine.

Eppure anche lì, soli con il filo interdentale in una mano e il lavandino sbafato di dentifricio sotto di noi, anche lì con quel filo duro e banale possiamo - alle volte - costruire un traballante aquilone. 
Perché, di imprevisti - e chissà se Montale sarebbe d'accordo con me, quasi quasi pss glielo chiedo - , di imprevisti sola speranza della nostra vita a quadretti, non ci sono solo quelli altrui e ciclonici e tramortivi. Di imprevisti ci sono anche quelli nostri, quelli minuti, quelli creativi. Quelli che fanno di un singolo minuto di una giornata uno sputo colorato su tela bianca.

Oggi, per esempio, mi sono infilata una buffa gonna lunga con gli elefanti. Una gonna lunga fino alle caviglie, come non metto mai e non credo neppure mi stia tanto bene; però si intonava con un paio di scarpe rosse basse e insieme, quelle due - gonna e scarpette - mi hanno appiccicato addosso una sensazione di matura eleganza e di seria nobiltà che mai tante gonne corte e infiniti paia di jeans avevano saputo regalarmi.

A volte basta una gonna; e te la porti dietro tutta la giornata, accarezzandone le pieghe e sorridendo per il solletico che i lembi fanno intorno alle caviglie. Altre volte è un appuntamento imprevisto: un invito all'ultimo momento che qualcuno, dall'altra parte del filo, raccoglie e rilancia ridendo. Un essemmesse inviato negli interstizi di un minuto annoiato che finisce per regalare il sorriso ad un qualcuno qualunque e quindi, di riflesso, a te. Un ricetta con il radicchio che è verdura di stagione. Un nuovo chiodo traballante piantato nel muro. Un segreto a due. Un libro nuovo.



Sono loro, la vera e sola speranza
Ché gli anni scolastici finiscono una sola volta, in un anno, ma il filo interdentale è lì ogni mattina: freddo, duro, incolore, ma il suo mestiere di filo, accidenti se lo sa fare bene.

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