C'era una volta, in un distretto della barriera corallina
australiana, un piccolo ed agile pesce pagliaccio.
Questa specie di pesce, resa ormai familiare al grande pubblico
grazie ad un celebre lungometraggio a cartoni animati della Walt
Disney, è così chiamata (oltre che, come tutti pensano su influenza
del personaggio del cartone, per i colori sgargianti della sua pelle)
come invece pochi sanno, per via di una particolare attitudine
caratteriale che porta i suoi esemplari – e quello di cui vi
parliamo oggi in particolare – a farsi riconoscere in gruppo per i
propri e consueti atteggiamenti buffi, comici, simpatici: da
pagliaccio, insomma.
Il
pesce pagliaccio in questione, di cui – in parte – questa è la
storia, era appunto particolarmente apprezzato dai gruppi di amici
perché, quando c'era lui, la risata era garantita. Facce sceme,
racconti strampalati, resoconti mimati, vocine: c'era sempre da stare
allegri, in sua compagnia, ma a patto che – come tutti gli amici
più intimi sapevano bene – per quella sera si cedessero
esclusivamente a lui la scena ed il palcoscenico.
Perché
questa è, tipicamente, l'altra faccia della medaglia del carattere
gioviale del pesce pagliaccio,
in tutti i suoi esemplari e in particolare nel nostro amico di oggi:
sono un po' egocentrici, ecco tutto: amano essere “i primi
violini” e, percentualmente, la maggior parte di loro, come
mestiere, fanno gli attori (si spiega così la loro presenza
massiccia nel casting della
Walt Disney), i presentatori, i politici oppure gli insegnanti.
Il
nostro pesce pagliaccio, che d'ora in avanti potremo chiamare S.,
aveva in dotazione, oltre ai pregi e difetti congeniti della sua
specie, un piccolo e personalissimo sacchettino di qualità e di
debolezze. In particolare, era molto dotato di fantasia ed estro
creativo: ad ogni compleanno veniva sempre prescelto per la redazione
di artistici biglietti regalo, per i matrimoni era un asso ad
assemblare video, ideare trovate originali, addirittura a scrivere le
preghiere dei pesci-fedeli, complice un remoto passato da
pesce-scout. Faceva solo un po' (molto) fatica ad esprimere tutti
quegli impulsi creativi sotto forma di semplici gesti e parole: si
ingarbugliava con i baci, non gli uscivano i tivogliobene,
non gli si inviavano i messaggi contenenti richieste di aiuto, non
sapeva tenere la pinna di un altro pesce nella sua: gli scivolava
sempre tra le scaglie.
S.,
comunque, per sua fortuna, aveva trovato un gruppetto di amici che
gli voleva bene proprio così come era. Uno, in particolare, tutta
questa sua goffaggine e freddezza di pesce pagliaccio alle prese coi
i sentimenti non aveva mai dato prova di trovarla fastidiosa e
neppure inconsueta. Si trattava di un pesce di un'altra specie molto
diffusa negli ambienti corallini ma non altrettanto nota al pubblico,
per la sua sostanziale assenza dai grandi schermi e dalle produzioni
cinematografiche: stiamo parlando del pesce fondamenta.
Questa specie ittica prende il nome, come nel caso della precedente,
da un aspetto del carattere piuttosto ben condiviso dagli
appartenenti ad essa: i pesci fondamenta,
infatti, sono molto
bravi a costruire le radici e le fondamenta delle cose.
Determinati,
pazienti, pianificatori: sono loro che hanno contribuito in maniera
maggiore alla creazione dell'habitat più
adatto allo sviluppo della barriera corallina; sono loro ad essere
chiamati sul posto dagli altri pesci per fornire un parere sulla
possibile tenuta di una struttura in costruzione, sulla solidità dei
princìpi sui cui si fonda, sulle probabilità di crollo o di
crescita; sono loro, infine, a ricoprire i ruoli di maggiore
affidabilità all'interno della società ittica nel suo complesso:
giudici, magistrati, ingegneri, bancari.
Il
nostro pesce fondamenta,
lo capirete bene anche voi, anche nelle amicizie era abituato a
sondare i terreni in profondità e a inserire al loro fondo
più fondo sostegni e impianti:
non si lasciava certo impressionare dalle volatili debolezze del suo
amico pesce pagliaccio.
A lui piaceva, al termine di una lunga giornata su e giù per la
barriera a rispondere a chiamate interoceaniche, potersi accoccolare
sul suo ben fondato divano ad ascoltare le simpatiche puttanate del
suo amico; teneva meticolosamente una raccolta dei più bei biglietti
di auguri che da lui aveva ricevuto e si era tanto abituato alla sua
frizzante e prepotente esuberanza che gli aveva addirittura chiesto
di essere il suo pesce-testimone-di-nozze.
(to be continued..)
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