Rileggo la mia risposta su Cechov di sei settimane fa. La trovo saccente. Avevo letto tre racconti e pensavo di aver capito tutto.
Ora ne ho letti 35 e non lo so più.
So però che da un mobile della casa di Cecilia occhieggiano sempre dei fiori. Che Simone, di mestiere, probabilmente fa l’oculista. So i nomi di alcuni membri della famiglia di Tommaso. Che il figlio di Marcella è un giovane attore e che il nonno di Anna è stato un migrante. So distinguere tra le parole di Stefano il famigliare accento di una città che amo; so che Dario – così come Paolo – ha i muri coperti di libri; che a casa di Veronica internet non sempre funziona bene, e che invece a casa di Elisabetta potano gli alberi alle nove di sera.
Dopo sei settimane so qualcosa di ciascuno di voi, ma non so se sono capace di scrivere qualcosa su Cechov; o forse, in fondo, l’ho appena fatto.
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