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venerdì 3 settembre 2010

Il senso della vite

Premetto che è molto duro, difficile e pure un po' antipatico tornare a scrivere dopo aver gettato anche solo uno sguardo ad un mondo infinito che fino a pochi giorni fa non credevo neppure che esistesse, ovvero il mondo dei blog; la rete è davvero piena stipata di persone che scrivono, condividono, riflettono e raccontano, e, ovviamente, lo fanno in modo molto migliore di me. Gli argomenti toccati coprono più o meno tutte le sfumature del reale...e mi viene quasi da sentirmi male se penso che ciò a cui ho dato un'occhiata è solo una piccola parte della blogosfera italofona!
Detto questo, ad ogni modo, proverò - pur con un leggero senso di malessere - ad aggiornare la mia paginetta anche oggi.
Oggi ho provato un altro, insperato, brivido da un-due-tre-via. Avevo una sedia che scricchiolava in una maniera discretamente (avete notato che uso smodato io faccia degli avverbi in -mente? Io me ne accorgo solo ora e mi chiedo se ci siano medicinali per curare questa compulsività avverbiale) fastidiosa quando ci si sedeva e ci si muoveva sopra. Essendo io, stranamente, sola in casa e non potendo chiedere, come faccio sempre in questi casi, un aiuto esterno, mi sono fatta forza, ho girato la sedia, ho tolto la parte in plastica dove ci si siede e ho dato un'occhiata alla struttura dell'oggetto. Ho cercato di ragionare in maniera logica e ho pensato che lo scricchiolio potesse essere originato solo da uno strano contatto tra i 'tubi' che reggevano la sedia, e in particolare che potesse avere qualcosa a che fare con le viti che stringevano tra loro questi tubi. Visto che di recente qualcuno in casa aveva stretto molto le viti perché le sedie, per l'usura, si stavano smontando, mi sono detta: forse è perché le viti sono strette troppo che si produce lo stridio. Detto questo, ho cercato uno strumento apposito per quel tipo di viti, di cui avevo imparato il nome qualche mese fa dopo enormi sforzi mnemonici, ovvero LA BRUGOLA; trovatala, ho svitato leggermente quei quattro aggeggetti e, facendo alcune prove di sollecitazione, ho scoperto con mio enorme e strabordante piacere che la sedia non cigolava più.
Fine della storia.
Per chi non mi conosce bene, queste righe sembreranno un semplice temino di prima elementare, ma se ho voluto immortalarle, nella loro semplicità, è perché per me hanno voluto dire molto.
Non sono propriamente una ragazza che si potrebbe definire "dallo spiccato senso pratico": sono pigra e, per di più, sono sempre stata circondata da persone molto a loro agio con i lavori manuali, a cui ho sempre felicemente demandato ogni operazione che superasse in complessità cose tipo lo spelamento delle patate. Però, oggi, per la prima volta, ho capito perché tante persone si esaltano a smontare, aggiustare o costruire oggetti, e ho provato una bruciante invidia per loro: è come se in quel momento il mondo ti sorridesse, ti dicesse: "hai vinto", come se tutti ti guardassero con ammirazione al termine di una prova di corsa faticosissima (perché c'è anche da dire che più si è imprecato durante la riparazione per cose che non andavano, più la riuscita finale è una liberazione guduriosa!) in cui sei arrivato primo, tanto che non puoi trattenerti quasi (io l'ho fatto) dall'emettere un patetico gridolino del tipo "e andiamo!!! ma chi sono?!?". Basta, tutto qui; un minuto dopo la vita ricomincia, magari la sedia riprenderà a cigolare nel giro di due giorni, arriverà una bolletta da pagare stellare o si riceverà una brutta notizia, però, in mezzo al gran casino di rotture che l'esistenza ci manda ogni giorno, è stato bello assaporare quel podio, anche solo per un istante.

1 commento:

  1. AH AH...come ti capisco...anche per me è lo stesso..praticità e jenni sono due rette parallele...non si incontrano mai..però posso immaginare la soddisfazione nel riparare gli oggetti..e soprattutto nel constatare che dopo il mio provvidenziale, o meglio sarebbe dire di qualcun altro, tocco riprendono vita e tornano ad essere come nuovi...
    vai così piccola amante del fai-da-te!!

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