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martedì 15 febbraio 2011

"Specchio riflesso...

...ti butto giù dal cesso"...
l'avete mai detto, facendovi scudo con le mani, quando un compagno di classe, alle Elementari, vi mandava una qualche iattura o contaminazione?
Io sì.
E, comunque, questa spiritosata delle 12.29 serviva giusto per introdurre l'argomento del giorno, ovvero gli specchi. Tinni è sempre più convinta che gli specchi abbiano una loro intima personalità. Ci sono quelli amichevoli, quelli burberi ma in fondo dal cuore d'oro, quelli snob e quelli veramente ed inappellabilmente stronzi.
Gli specchi amichevoli sono quelli che vengono installati in molti (ma NON in tutti!) camerini di negozi: un esempio che mi viene subito alla mente è quello del Pimkie del Centro commerciale Gran Reno (sul quale peraltro ho già avuto occasione di ammorbarvi), grazie alle moine del quale ho dilapidato in quella cassa una notevole parte del mio esiguo patrimonio. Non c'è molto da dire sugli specchi amichevoli: ti vedi bella, e basta. Le gambe sono lunghe, il colorito della pelle uniforme e leggermente abbronzato, il vestito ti calza a pennello. Come tutte le persone troppo amichevoli, però, degli specchi simpaticoni bisogna sempre un po' dubitare. Probabilmente, è vero, riflettono un'immagine idealizzata di te che in fondo rappresenta la parte migliore della tua anima, ma la loro lusinga finisce per scontrarsi poi con la dura realtà della vita, dove non tutti quelli che incontri sono tanto amichevoli e non tutti gli specchi sono gentili e sorridenti come loro.
Poi ci sono gli specchi snob, ovvero quelli che riflettono bellissime le persone che sono già belle, mentre imbruttiscono ed umiliano chi arriva appena alla sufficienza. Un esempio in particolare mi urta anche al solo pensiero: lo specchio del bagno della mia adorata amica L., bellissima, che tutte le sante volte che mi vado a truccare da lei prima di uscire, riesce sempre a farmi riemergere dal bagno con un senso di impotente inferiorità e di scarsissima voglia di mettermi in mostra. Non solo, appena mi rivolgo speranzosa a lui, mi sbatte e mi straccia, ma, dall'altro alto, innalza anche la mia amica alle vette del trucco impeccabile e della cera più splendente. Uffa. Lo odio.
Gli specchi stronzi alterano visibilmente le proporzioni della tua figura, accentuando appositamente i difetti e le imprecisioni. Se hai le gambe storte, appariranno a X, se le hai corte, appariranno nane, se hai poco seno, il tuo petto apparira addirittura rientrante, se ne hai molto sembrerai un centrale del latte. Fortunatamente per la mia economia domestica, l'H&M di via Indipendenza è provvisto di specchi stronzi, altrimenti mi sarei già portata via tutti i jeans che vendono a meno di 30 euro.
La categoria che personalmente preferisco è quella degli specchi burberi ma buoni. Sono gli specchi un po' scuri, quelli che fanno i contorni non molto definiti, che restituiscono un'immagine non precisa. Certo, ci perdi in nitidezza, ma ci guadagni enormemente in buon umore. Quegli specchi lì, infatti, proprio in virtù di questa loro scontrosa opacità, riflettono solo la parte più "aurea" di te, e ti donano un'immediata sensazione di benessere. Fanno parte a pieno titolo della categoria: le portiere delle auto, i finestrini dei treni e, nello specifico, il vetro che si trova al piano terra dello stabile di v. Zamboni 32 a Bologna, dalla parte dell'aula B delle lauree.
Avete altre classificazioni da proporre? Conoscete qualche esemplare a voi familiare che rientra in una di queste?
Alla prossima puntata una riflessione ontologico-estetica sulla percezione di noi stessi e sulla relatività delle immagini.

3 commenti:

  1. Tralasciando l'ultima categoria, che non è formata da veri specchi ma da superfici lucide riflettenti, le prime tre categorie da te indicate fanno trasparire, o meglio, riflettono un'inequivocabile matrice freudiana:
    specchi amichevoli-ego
    specchi snob-superego
    specchi stronzi-es.

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  2. 'mazza se sei intepretativamente colta.

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  3. Nella categoria specchi stronzi inserirei anche lo specchio dell'ascensore del 32 e quello di casa mia, che è sempre molto più deludente rispetto a quelli che trovi nei negozi: è quello componibile dell'Ikea, tanto per intenderci. Ancora peggio di quello di H&M.
    Ergo compro e non indosso. Da ciò si spiega il motivo per cui ho sempre quelle 3 o 4 cose: la felpa di Bubu e qualche altro bagaglio cinese. Però mi lavo, posso assicurare.

    Vorrei inoltre aprire un capitolo sulla strategia Brandy. Specchio impietoso e comunitario (tu ti vedi con i tuoi vecchi vestiti e ne rimani inorridita), camerino SENZA SPECCHIO, che ti costringe a uscire davanti alla platea, e PLATEA che ovviamente ti dirà: "sei divina".
    A quel punto - inutile dirlo - compri. A meno che - si capisce - l'unica gonna che decidi di comprare non contenga una sola delle tue gambe, pur essendo una M. A quel punto, fingendo indifferenza, esci con gli stessi vestiti di prima. Della serie: "Ciao a tutti: ero così gnocca, che non ho avuto bisogno di guardarmi allo specchio. La compro".

    Emma

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