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giovedì 21 aprile 2011

Dodò

Le metropolitane parigine hanno, oltre ad innumerevoli altri pregi riguardanti puntualità pulizia ordine capillarità informazione confort, rispetto a quelle italiane, sostanzialmente un tangibile vantaggio: che si può scegliere, al prezzo di staccare qualche minima sinapsi che tiene insieme le proprie scarne competenze linguistiche, di non ascoltare ciò che viene raccontato paventato escogitato temuto programmato amato dal proprio vicino di seggiolino, a meno che non si tratti realmente di una conversazione che si preannuncia interessante; e a quel punto, con i classici due piccioni con una fava, si mette in saccoccia anche una gratuita lezione di lingua.

Questo è appunto quanto accaduto ieri, mentre viaggiavo sulla migliore linea della metro che c'è a Parigi, in quanto unica  a collegarsi a TUTTE le altre impedendovi di cambiare (qualcuno saprà a quale mi riferisco, per gli altri sarà una buona occasione per dilettarvi a scoprirlo nel magico mondo di ratepepueintefer), nella quale mi sono trovata a dividere il gruppo ravvicinato dei quattro seggiolini con un Padre GGiovane e due biondissimi figlioletti quattro o cinquenni (forse sono io che sono fuorviata dal luogo comune, ma vi assicuro che mi sembra che qui ci siano MOLTI più padri che portano a spasso i bimbi rispetto all'Italia. Seguiranno statistiche). Nel tempo impiegato dalla metro per raggiungere Chateau Rouge ho potuto pertanto, uno, imparare cosa significa l'espressione educare i propri figli, dal momento che il Padre si è prodigato a spiegare (leçon numero 1: les imperatifs) che non dovevano dondolare i piedi se no avrebbero rischiato di sporcare di polvere i miei pantaloni che erano in pericolosa prossimità, ha chiesto ai due di ringraziare il signore che si è alzato e spostato per far loro posto in modo che stessero tutti e tre vicini e perle rare di questo genere, che se fossero rispettate da tutti i genitori non staremmo qui oggi a parlare di questo, va bhe, insomma, dicevo, ho imparato questo e, soprattutto, ho appreso (due) una variante gallica del gioco sasso carta forbice che prevede, oltre a questi tre, l'introduzione a margine del buco, che, per la cronaca, perde con la carta perché la carta lo copre, ma vince con sasso e forbice perché essi cadono nel buco (ovviamente per capire tutto ciò ho spavaldamente chiesto al padre spiegazioni - leçon numero 2: poser des questions) e (tre) un simpaticissimo gioco per me assolutamente nuovo che sicuramente insegnerò anche ai miei figli se mai ne avrò; il gioco si intitola pas si et pas non e consiste nel porre delle domande-trabocchetto ai partecipanti, i quali, per non perdere, non dovranno mai rispondere, appunto, SI o NO. Es. tratto dalla realtà di ieri: Padre: sei contento della tua giornata? Figlio: sono contento della giornata (grasse risate di soddisfazione per aver saputo evitare il tranello); Padre: hai voglia adesso di andare a fare DODo (= nanna)? Figlio: nooo... e tacchete ha sbagliato.
Non è simpatico?!?

Chateau Rouge per una volta è arrivata davvero troppo in fretta.

7 commenti:

  1. In Italia, invece, c'è il gioco delle domande...
    A una domanda, tu devi rispondere SEMPRE con una domanda e MAI con un'affermazione:
    es. "Perché hai la felpa?"
    "Perché me lo chiedi?"
    "Non hai capito?" etc...
    DIFFICILISSIMO.

    Emma

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  2. Bellissimo. Il post e il gioco.
    (tra l'altro questo costringe i giovani fanciulli ad argomentare un po', che non fa male)

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  3. Grazie Solecontro! Sono contenta di averti fra le new-entries dei commentatori!
    @Emma: meraviglioso anche il tuo!

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  4. Se posso dire la mia, il principale e incommensurabile vantaggio che le metropolitane parigine hanno, rispetto alle italiane, e l'ho provato io stesso sulla mia pelle l'estate scorsa, è che in qualsiasi fermata di qualsiasi linea sali in superficie, a qualunque ora e con qualsiasi tempo, ti ritrovi a Parigi. Suppongo che tuttora sia ancora così, vero?

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  5. sì, in effetti devo ammettere che è una gran figata.

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  6. Capisco solo ora, grazie al Plus1gmt, cos'è che sempre mi aveva colpito della metropolitana parigina...

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  7. basta farsi una vacanzina in un luogo frequantato dai franzosi per capire:
    1) cosa voglia dire educare i figli
    2) cosa voglia dire uno stato sociale che sostiene la famiglia (per cui i mie coetanei d'oltralpe possono permettersi station-wagon, 3 figli e vacanze)

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