Le mani degli anziani tastano l'aria come cani in cerca della preda, prima di afferrare un oggetto; scrutano, valutano, arrancano per un istante, prima di partire, zaino pesante in spalla, rughe al seguito, per la grande impresa a cui sono chiamate.
L'altro giorno ho fatto un viaggio in treno (nb: treno Francia-Svizzera, TGV, pagato l'ira di dio - moooolto più che un nostrano Frecciarossa - e arrivato con 20 minuti di r-i-t-a-r-d-o) a fianco di un uomo di poco più di ottant'anni, e sono rimasta incantata dall'arte delle sue mani: due manufatti grezzi ed al contempo levigati dal tempo, che si divertivano a trovare, lentamente, polpastrello dopo polpastrello, l'esatto contatto delle dita dell'una sull'altra.
Sembravano davvero due personaggi ancestrali, due vati, due Tiresia intenti con la massima cura in un primordiale rito iniziatico. All'ora di cena, i due santoni medievali hanno sollevato con precisione e calma lo zainetto da sotto lo scompartimento, ne hanno aperto la cerniera per tutta la sua lunghezza, hanno estratto una scatola di plastica, e, a loro volta, hanno estratto dalla scatola tanti pacchettini diversi, che altre mani altrettanto rugose e sagge dovevano aver preparato, da una tavola color legno scuro, un po' crepata, in una cucina buia ed umida. Ogni pacchetto è stato scartato con quella magica ed apotropaica attenzione che solo i bambini sanno riservare allo scarto dei regali di Natale; ogni panino è stato dalle due mani sondato, girato, rigirato, osservato, fino alla ponderata scelta finale. Ed ancora, ad ogni morso le due mani provvedevano, con una placida ma corretta maestria, a spostare un poco il panino, a permettere una nuova angolatura del morso successivo, a proporre un nuovo sapore al palato consenziente.
Le mani di un anziano sono come due alte torri inaccessibili, come due giardini segreti dietro ad un muro: promettono silenziosamente un aldilà.
che bella foto che hai fatto, leggendo mi sono sentito nel posto di fronte al vostro, sullo stesso TGV
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