Prendo spunto da un interessante post milanese (premettendo che io a Milano non ci sono praticamente mai stata - si lo so è scandaloso - e meno che mai vi ho pedalato, quindi non posso giudicare lo stato attuale delle piste ciclabili e della viabilità locale), in cui si fa riferimento alla bicicletta a Parigi, per proporre una serie di riflessioni che mi sono naturalmente scaturite dopo la mia, prima, emozionante, settimana di Velib parigino.
Ho deciso di condividerle con voi perché penso che in rete, soprattutto a proposito di temi come quelli della mobilità, ci sia molto bisogno di persone che parlano con cognizione di causa, nel senso che in quel posto ci hanno vissuto, che in bicicletta ci hanno sudato, che si sono incazzati o sono rimasti soddisfatti, ma LORO, non gli amici degli amici. E così oggi vi racconto com'è pedalare a Parigi.
Ma prima di tutto bisogna che spieghi a tutti cosa diavolo è il VELIB. Ora, il Velib è una di quelle cose che - a mio modesto parere - cambia la qualità della vita di una città. Il Velib è un sistema di noleggio biciclette del Comune che funziona, è pratico, è usatissimo e, a quanto mi risulta, non è neppure tanto difficile da instaurare.
Cosa deve fare l'utente che vuole abbonarsi a Velib? Per la modica (anzi, modica non mi pare nemmeno l'aggettivo esatto, forse è meglio irrisoria) cifra di 29 euro l'anno, si entra in possesso di una carta con la quale recarsi in una delle milioni di stazioni Velib sparse per tutta la città E banlieue (si calcola che ce ne sia una ogni trecento metri), dove basta mettere la tessera su un paletto presso la bici prescelta e..tac, la bici si sgancia ed è TUA. La prima mezz'ora è sempre gratuita. Se vuoi usare la bici per più di quel tempo, o paghi (caricando i soldi sulla tessera con qualunque mezzo) oppure ti fai furbo, e ciò è possibile in altri due modi:
a) appoggi la bici, aspetti due minuti, e ne riprendi un'altra, così il conto ricomincia
b) per i fanatici della legalità, accumuli bonus recandoti da una stazione posta più o meno in pianura ad una collocata invece in zone di altura (Montmartre, Pantheon, Butte aux cailles etc).
Se la bici non viene restituita per 12 ore, zacchete ti prendono 150 euro dal conto o ritirano l'assegno che tu preventivamente hai loro affidato.
Insomma, è facilissimo: e vi assicuro che NON c'è bisogno della famigerata carte bleue, né del conto francese. E non solo! Si può fare anche un abbonamento corto, per un giorno o una settimana (ideale per i turisti, vero Ohina?)
Ecco, il Velib ti fa davvero credere di vivere in una città velo-friendly. E, in parte, è così. Non vi immaginate nemmeno quante persone usino ogni giorno questo sistema per andare a lavorare, uscire la sera, fare la spesa (nelle bici c'è anche un pratico ed ampio cestino!). Per accorgersene, basta piazzarsi davanti ad una stazione Velib e vedere quanta gente va e viene nel giro di semplici cinque minuti.
Il problema sorge quando, ottenuto il tanto agognato Velib, con quello ti ci devi spostare. I Francesi, come ho già avuto modo di mettere in evidenza, sono ottimi comunicatori, dunque in tutte le cartine, cartacee o on line, compaiono trattini verdi a profusione ad indicare tratti ciclabili, come se piovesse.
Quello che però loro intendono come "trattino verde" può fare parte di diverse categorie:
1. corsia dell'autobus aperta anche alla bici (e vi assicuro che sudare in salita cercando di mantenere l'equilibrio e pure una postura dignitosa, mentre un BUS DOPPIO vi sorpassa ad un millimetro, ecco non è proprio il sogno della vita)
2. pista ciclabile delimitata da muretto: fichissimo, direte voi. Un po' meno se vi beccate il giorno del mercato e l'intera corsia è occupata dalle cassette della frutta e oggettistica di ogni tipo di servizio per i mercatanti.
3. percorso ciclabile segnato con riga per terra, spesso in contro mano rispetto al senso di marcia: ora, nell'articolo che ho linkato all'inizio, questa soluzione veniva suggerita come idea presunta geniale anche per Milano. Oddio, cari Milanesi, vi avverto: le macchine non vi prenderanno mai sul serio, e sarete inevitabilmente costretti a mettervi sul marciapiede, con in più lo scazzo di veder calpestati i vostri diritti. Ché una corsia per macchine in un senso e bici nell'altro NON è mai abbastanza grande per entrambe. Per non parlare del problema SUV, che occupano pure parte della zona dedicata al parcheggio.
Insomma, la rete viaria non è così magicamente agevole come uno sguardo veloce alla cartina potrebbe farvi credere.
Inoltre, a Parigi, i "trattini verdi" sono soliti accompagnare proprio le strade a più alto scorrimento, e fin qui non ci sarebbe niente di strano, se non che, se per caso avete la malsana idea di girare a sinistra (ecco perché si è sempre detto che la sinistra è la mano del diavolo, io credo), passando da una strada trattinoverde-munita ad un'altra altrettanto trattinata, ecco, scordatevi che ci sia un modo di farlo alternativo a quello di attraversare sulle strisce con i pedoni. Preciso: qualche ciclista francofono lo fa, e forse dovrei provarci anche io, ma sinceramente non sono mai stata un'amante del rischio mortale, figurarsi che a Gardaland faccio solo il bruco verde, dimmi tu se devo cominciare a cagarmi sotto per strada a Parigi. Non lo faccio e non lo farò mai, perché si tratta di spostarsi a sinistra in una strada ad altissimo traffico con tre corsie, autobus, camoncini e compagnia cantante che strombazzano e ondeggiano a destra e manca, per poi attraversare le altre tre corsie nell'altro senso, sfidando magari l'ultimo minuto di semaforo...
Voi che dite?!
I fenomeni di maleducazione urbana, inoltre, non sembrano avere colore né bandiera: gli stronzi in doppia fila ci sono qui come in Italia, e altrettanto vale per:
pedoni che mettono i loro bei piedini proprio appena sotto il marciapiede a sorpresa, proprio quando tu stai arrivando in picchiata
camioncini che fanno i loro porci comodi di scarico e carico ad ogni ora del giorno e della notte
taxi che volano nelle corsie per i bus
ciclisti che non rispettano i semafori, ti sorpassano con placida aria di sfida, e poi vanno ai due all'ora nei percorsi dritti
e via con i peggiori abitanti della strada.
Questo non significa, però, che io trovi orribile girare in bici a Parigi: ci sono di certo indubbi vantaggi, primo di tutti il piacere estetico di pedalare all'ombra del Pantheon o di attraversare sfrecciando i ponti sulla Senna. I guidatori dei bus, in linea di massima, sono un pelino più rispettosi di quelli italiani, nel senso che, abituati come sono a condividere il 90 per cento delle loro corsie con noi mostriciattoli su due ruote, credo abbiano fatto di necessità virtù. Lo statuto stesso del ciclista, dal punto di vista sociale, è più elevato, più stimato di quello che si percepisce chez nous. Ci sono una insopportabile quantità di salite in ogni dove, questo è vero, ma per ora sono soddisfatta.
Quello che volevo raccontarvi è semplicemente la mia esperienza personale, con tutti i più e i meno che io ci ho visto dentro, per evitare, come siamo molto bravi a fare noi italioti, di idealizzare troppo l'estero, e, nel contempo, per capire da dove si potrebbe partire per costruire, pedalata dopo pedalata, una bella viabilità sostenibile
Ohina mi ha riferito che ha il certificato medico che dice che "non può sudare", causa tumefazione della laringe.
RispondiEliminaça suffi? ou vous voulez sa mort?
Una curiosità: le Parigine girano nude anche in bici? Me le immagino con le gonnelle che si alzano e i cappelli che volano via... :D
non è che non esser stata a milano sia una gran perdita... ma davvero per il bike sharing parigino non devi avere per forza la mastercard? e funziona 24 ore su 24 o dalle 7 alle 23 come a milano?
RispondiEliminaEbbene si: funziona anche se non hai carte, basta che mandi un assegno in busta chiusa con il montante dell'abbonamento e un altro con i 150 euro di garanzia, che verrà incassato solo se non restituisci una bici...e NATURALMENTE è attivo anche la notte, dove veramente va a ruba, specie dopo la chiusura della metro!
RispondiEliminae poi qualcuno si chiede perchè la moratti abbia perso 80000 voti al primo turno delle elezioni...
RispondiElimina