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venerdì 3 giugno 2011

Pipì a Parigi

Avrei voluto riemergere dalla mia trionfale settimana turistica con un ingresso spumeggiante, con un post filosofico, con una riflessione sui massimi sistemi.
Come potete notare agevolmente dal titolo, non sarà così.

Vorrei riprendere i miei contatti con la Blogosfera, infatti, con un breve documentario a proposito del sistema di bagni pubblici parigini.

Non c'è infatti miglior occasione che quella del turismo sfrenato per la città (specie se unito a scorpacciata senza freni di ciliegie del tuo giardino impacchettate con genitoriale cura e inviate insieme all'ospite) per poter sperimentare ciò che una città offre quanto a soddisfazione dei bisogni primari.

In questa città ci ho vissuto già parecchio, ma devo ammettere che quegli scatoloni di plastica senza finestre, color grigione, che si ergevano ogni tanto all'angolo di qualche via conosciuta ostentando la scritta toilettes, non avevano mai suscitato la mia fiducia: forse il ricordo dei temibili bagni chimici che si possono trovare di tanto in tanto nelle città italiane, in fondo non dissimili per struttura quadratiforme esterna non permetteva una lucida valutazione del fenomeno, ma fatto sta che non vi ero mai entrata.

Ma già il fatto che sopra a ciascuna di esse troneggiasse una adorabile cartina del quartiere con tanto di pallino rosso voi siete qui avrebbe dovuto mettermi in guardia da un facile quanto erroneo snobismo.

La verità è che le toilettes parigine hanno velocemente scalato la mia classifica delle dieci cose migliori di Parigi soppiantando (quasi) tutto il resto e hanno lasciato una breccia indelebile nel mio tinnico cuore.

Innanzitutto, sono gratuite. Primo momento di commozione.
Secondariamente, sono pulite e non puzzano.
Terziariamente, sono ovunque e segnalate nelle cartine allo stesso modo che i Velib'.

Come è possibile tutto ciò, vi chiederete voi? Ovviamente il sito Paris.fr ha una sezione dedicata in proposito, ma non per questo mi priverò del godurioso piacere di spiegarvi passo dopo passo il loro funzionamento.
Dunque, fuori da ogni cesso ci sono quattro lucine: se la prima è accesa (come indica una apposita iscrizione in quattro lingue collocata sotto di essa), significa che il bagno è libero. Bene, potete entrare: al vostro ingresso, si accenderà la seconda luce, indicando, per chi sta fuori, che la toilette è occupata. Non appena entrati, vi accoglierà un piacevole ambiente, spazioso, lindo, profumato e microfonato, con tanto di specchio, water e lavandino. Buongiorno - vi dirà la voce metallica - la toilette è ora chiusa automaticamente da dentro. Un brivido di paura vi percorrerà forse la schiena al pensiero di essere ermeticamente inscatolati lì dentro, ma non dovete temere: la voce sarà sempre con voi in ogni istante del vostro delicato percorso fisiologico.
Potete a questo punto espellere ciò che dovete espellere nell'apposito water. Al vostro rialzarsi dalla tavoletta, però, non troverete il solito, banale, untuoso bottone dello sciacquone, bensì due bottoni, uno con una gocciolina e uno con tre: avete dunque l'onore e il piacere di scegliere quale tipo di lavaggio far seguire alla vostra dipartita; se avete depositato una consistente massa di rifiuti organici, è preferibile scegliere un lavaggio da tre goccine, se avete invece la vescica timida (cit.) e sono uscite solo poche goccioline, allora, con un'attenzione allo sviluppo sostenibile, è il caso che selezionate la goccina semplice.
Potete allora dirigervi verso la zona lavandino, dove una telecamera percepirà il passaggio delle vostre mani la prima volta, con conseguente lancio di sapone (di ottima fattura, peraltro), e la seconda, con conseguente discesa di getto di acqua.
Dopo un'ultima controllatina nello specchio lindo sulla vostra destra, sarà quindi arrivato il momento di uscire: la voce metallica vi ricorderà a questo punto il tipo di lavaggio selezionato, nel caso ci aveste ripensato, e vi saluterà cordialmente.
Voi uscirete, così, con le mani pulite e il sorriso sulla faccia, mentre, nel frattempo, sarà entrata in funzione la terza lucina, cioè quella che indica che il lavaggio e l'igienizzazione del bagno sta avendo luogo: il cesso sarà inaccessibile per qualche minuto, salvo ritornare libero una volta terminato il processo.
La quarta lucina è quella che segnala il guasto del bagno, ma non l'ho mai vista in funzione.

Ah, dimenticavo: l'utilizzo del bagno è limitato a 20 minuti, al termine dei quali la porta si aprirà magicamente mostrando le vostre pudenda al mondo intero ed evitando così accampamenti di senza tetto all'interno.

Io a questo punto mi chiedo: ma è così difficile prendere in mano un telefono, comporre il numero della Mairie de Paris, e chiedere il progetto di queste meraviglie per copiarle anche da noi?

6 commenti:

  1. Ma perché costringere i piscioni come me ad entrare in tutti i bar delle città più ignote è uno stimolo per l'economia Tinni!
    Questi francesi non devono averlo ancora capito...

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  2. Aggiungerei anche che le toilettes pubbliche che si trovano sulle stradi sono, a colte, ben migliori di quelle che si potrebbero trovare nei bar parigini, o italiani... :-)

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  3. Le Toilettes parigine dovrebbero far parte del patrimonio dell'UNESCO.

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  4. meravigliose, uniche, inimitabili toilettes parigine che mi hanno salvato la vita a Belleville. Nostalgia, nostalgia canaglia.

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  5. Appena rientrata da Parigi mi chiedo...perchè avendo queste toilettes meravigliose, la città puzza di piscio in ogni angolo? metropolitane, panchine, alberi, muri o qualunque altro minimo angolo della città che dia la possibilità di aprire la zip! puzza da morire! e poi dicono male della nostra Italia...vergogna per primi a noi stessi!

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