Qualche mese fa ne avevo raccontato a proposito della primavera. Stamattina mi è accaduto lo stesso con l'estate.
Sì, lo so, forse da voi, laggiù nel BelPaese, il caldo è arrivato già da parecchio tempo; e in effetti anche qui è già stato torrido per qualche giornata, a sprazzi, lungo il mese di giugno.
Ma quello di cui parlo io non è tanto il livello raggiunto dal mercurio all'interno della sua ordinata barretta di vetro, quanto piuttosto una sensazione di estate, un sapore, un'emozione.
E quella l'ho provata stamattina, nel preparare il mio caffè solitario sulla piastra elettrica: mi sono voltata verso la finestra e mi sono accorta ad un tratto (sì, lo so che ultimamente i miei post sono un profluvio di "ad un tratto", "ed ecco", "finalmente, all'improvviso"...eh va bhe, sono in un periodo di folgorazioni!) che la luce di fuori era diversa, più tagliata, più sfrontata, più libera.
Era la luce con cui mi svegliavo la mattina in tenda al campo estivo, la luce abbagliante dell'ultimo giorno di vacanza, quando ti alzi presto e speri di infilarti nell'aereo o nella nave il più in fretta possibile per non lasciare nemmeno un po' di spazio alla malinconia, la luce già matura e sudata sul binario 3 della stazione di Modena in attesa dell'ultimo esame prima della pausa, eppure erano pur sempre le 7.28.
Mi sono voltata verso la finestra, l'ho spalancata, e ho dato il benvenuto alla mia estate.
Che poi, quando volgerà al termine, anche questa estate, come tutte le estati precedenti, e le primavere, e gli inverni e gli autunni (quelli di più), mi sarà venuta a noia, e attenderò, di nuovo, paziente, l'arrivo della percezione nuova, della nuova stagione, dei nuovi colori.
Perché sono i cambiamenti che ci rendono vivi, anche (e soprattutto) quelli piccoli, anche l'aver - finalmente! - estratto il famoso astuccio dal pacchetto regalo di Jibert Jaune ed averlo religiosamente riempito di penne ed evidenziatori, anche l'aver avuto il coraggio di indossare un maglioncino nuovo prima del trascorrere delle canoniche DUE settimane di attesa, anche l'essere arrivata in biblioteca più tardi, in barba al senso del dovere.
Sono i cambiamenti che ci rendono vivi: e non dobbiamo mai smettere di costellare di essi la nostra vita.
Cioè, fammi capire... non solo hai inaugurato l'astuccio (era ora!), ma HAI ANCHE FATTO SHOPPING.
RispondiEliminaSCANDALO.
Mi mancavano ancora le SCARPE E IL COPRISPALLE per il celebre vestito.....:)))))
RispondiEliminaio mi sento esclusa.
RispondiEliminaNiculet :(
[...] al campo estivo [...]
RispondiElimina