Ho recentemente scoperto che coltivare le orchidee non è facile come coltivare molti altri fiori.
Innanzitutto, bisogna riconoscere e conoscere la specie di orchidea che si ha sotto mano: ne esistono una varietà infinita, e ciascuna necessita di cure peculiari.
Fatto questo, occorre sapere che l'orchidea è delicatissima: vuole una temperatura ambiente che oscilli tra i quindici e i ventidue gradi, e in più pretende anche - con un certo cipiglio orgoglioso, tra l'altro - che il suo habitat sia costantemente umido.
L'orchidea, per bere, non ha bisogno di un po' d'acqua ogni giorno, come le piante volgarotte e comuni da balcone, no, lei noi, a lei basta bere di rado, una volta a settimana.
Ma quando deve bere, anche in quel caso l'orchidea è un fiore speciale: lei ha le radici aeree, non vuole l'acqua versata banalmente dall'innaffiatoio giù, sulla terra che la ospita. Per annaffiare l'orchidea bisogna prenderla delicatamente in braccio, portarla presso una vasca o un lavandino, lasciarla immersa nell'acqua per un quarto d'ora e poi, quasi fosse un gattino spaurito dal bagnato, riprenderla su, scuoterle dolcemente le gocce dalle radici, e riportarla nella sua sede.
Ma, ancora una volta, credo proprio che questa orchidea di cui mi sono trovata a dovermi occupare mi potrà insegnare, nella sua nobile alterigia, molte cose. La pazienza, la dolcezza, la parsimonia, la conoscenza, la ricerca di chiarezza.
E' solo un fiore, penserà qualcuno, ma io già sento che, standole vicina, sono un poco di più in cammino.
Forse.
"Il cammino comincia e il viaggio è già finito" (PPP)
RispondiEliminahttps://granidiparole.wordpress.com/2016/08/14/14-agosto/
Piange ciò che muta, anche
RispondiEliminaper farsi migliore. La luce
del futuro non cessa un solo istante
di ferirci.