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mercoledì 6 luglio 2011

Una pozzanghera

Stamattina ho pedalato sull'asfalto bagnato: tutta Parigi era una brillante ed illimitata superficie bagnata, anche se fuori c'era già il sole, anche se già il tempo cambiava come solo qui a Parigi cambia, e non ti dà nemmeno il tempo di capire che succede, che piove, smette, piove e viene il sole. E allora capisci perché i veri parigini l'ombrello non sanno nemmeno cosa sia: un oggettino utile e simpatico, questo sì, capace a volte di regalare un'inaspettata emozione, ma che nulla può, come nulla può la nostra seppur evoluta conoscenza, di fronte al mutare incessante degli attimi e dei tempi, e dei punti di vista, come scrive mirabilmente oggi lo Scorfano.
A noi, insomma, non resta che pedalare, in lungo e in largo, passando con le ruote sopra alle pozzanghere per "lasciare la scia", cercando di acchiappare al volo quel semaforo verde, giocando con la pioggia e giocando con il sole.
Come quella bambina bellissima che stamattina, all'ingresso dell'école normale, se ne stava sdraiata per terra e picchiava le sue mani curiose, nuove, emozionate su tutte le pozzanghere formatesi lì intorno, con la madre che - dio benedica questi zozzi francesi - la guardava intensamente, come se, in quell'istante, stesse imparando da lei.

6 commenti:

  1. Legando quanto dici con il post sul camminare scalzi, ieri sera il padre nordico di una mia amica ha riaccompagnato a casa me e lei con la macchina. Io sono rimasto interdetto, ma è uscito di casa scalzo, ha raggiunto scalzo la macchina, scalzo ha guidato e scalzo sarà rientrato a casa. Ricordo che, quando ero piccolo, mio padre a volte guidava scalzo e che trovavo la cosa estremamente indecente. Non so se farò come il padre della mia amica, ma forse il nostro senso di indecenza è un po' troppo schizzofrenico: non ci stupiamo di una donna che si presenta pressoché nuda e con le scarpe sul posto di lavoro, ma, se è vestita e senza scarpe, ne abbiamo ribrezzo.

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  2. Bravo, Simonide, mi pare che tu colga nel segno :)

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  3. Ma sai che è davvero bello come riesci a tirare fuori da un'immagine ordinaria una riflessione extra-ordinaria? Come i fotografi, quelli bravi, che sono in grado di nobilitare e comunicare con uno scatto a un oggetto comune un significato fuori dal comune. Se i miei lontani studi di filosofia del linguaggio non mi ingannano, si dovrebbe chiamare "raffigurazione" (rendere visibile), contro la mera "rappresentazione" (un semplice rendere IL visibile).

    Hai mai letto qualche racconto da "La preghiera della rana"? Io lo sfogliavo da piccolo, ma ci sono ritornato varie volte anche più avanti... secondo me ti piacerebbe!

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  4. Ehi, ma grazie! Arrossisco! La preghiera della rana in effetti non l'ho mai letto, ma nel mio passato scout ho incrociato le parole di De Mello più e più volte!
    Grazie ancora!

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