Puoi macinarne le anime nello stesso mulino
Puoi legarli mani e piedi;
Ma il poeta seguirà sempre l'arcobaleno nel suo cammino
E suo fratello seguirà l'aratro.
John Boyle O'Reilly
La mattina di Natale Tinni ha giocato un po' a fare l'alternativa che ultimamente le piace molto ed è finita a santificare le feste in un posto dove non conosceva nessuno o quasi. Si è seduta in un angolo in fondo a destra che prima era vuoto ma dopo poco il suo angolino ha cominciato a riempirsi di uomini con i visi segnati che avevano passato da tempo la settantina e che ubbidivano ai precetti delle mogli mal impellicciate e che evidentemente fremevano non vedendo l'ora di poter ritornare alle loro occupazioni prettamente manuali.
E Tinni si è fatta la messa di Natale letteralmente circondata da nonni di campagna.
Le mani pratiche di chi ha fatto un lavoro manuale tutta la vita, per prima cosa, sono grandi. Sono grandi anche se, misurandone la lunghezza del dito medio con un metro da sarta, sembrerebbe di no. Sono grandi perché gonfie, gonfie di vita.
Le mani pratiche sono gonfie e pulsano di dolori e di fatiche; non sanno stare calme, non sanno posarsi con garbo. Anche quando non c'è nulla da fare, le mani pratiche hanno accumulato su di sé tanti di quei pizzicotti e freddi e attenzioni che questi ormai ballano da soli, da dentro a quelle dita vibranti, su di una canzone agrodolce d'altri tempi.
Le mani pratiche, quando stringono la tua, è come se non volessero mai congedarsi del tutto, e si trascinano via, lontano, di mala voglia, ricercando il contatto fino all'ultimo, in uno strascico finale. Le mani pratiche salutano quando la messa è finita; anche se non ti hanno mai visto prima. Abbassano lo sguardo, tentennano con la voce ma gli auguri di buone feste te li fanno comunque, anche se non hanno la più pallida idea di chi tu sia, stretta lì in un banco con un buffo cappotto verde.
Le mani pratiche non sbagliano mai. E, se sbagliano, si correggono ancora meglio di prima.
Una mano pratica sembra scorbutica, appena la conosci, specie se deve insegnarti qualcosa e tu non fai parte della sua specie. Innalza come una barriera invisibile che è fatta di paura e di inferiorità e di debolezza ma sembra costruita sulla rabbia e sulla forza. Ma se, con il tempo - insostituibile alleato - sai conquistare una mano pratica, bhe, allora quella ti sarà vicina sempre, nel silenzio e nella pazienza, e raccoglierà da terra tutto quello che tu avrai lasciato cadere senza rimproverarti mai più.
La mano pratica vorrebbe essere invidiosa delle mani teoriche, ma non ci riesce, perché tutte le volte che ci prova e si ripromette di farlo poi finisce per dimenticarsene subito, guarda là c'è una tubatura che perde bisognerebbe che qualcuno ci mettesse una toppa, dovrei averne una io su in cantina.
La mano pratica non ama le cerimonie, ma semplicemente perché fa fatica a stringere forte le mani degli altri, per colpa dell'artrite. La mano pratica preferisce spingere, che accarezzare; preferisce portare, più che stringere. La mano pratica è grande e gonfia, gonfia di vita.
La mano teorica è la mano di chi segue l'arcobaleno, nel suo cammino. E' la mano degli studiosi e dei poeti, dei musicisti e degli insegnanti. E' nervosa e fredda, è sottile e garbata.
La mano teorica la riconosci subito perché ha i polpastrelli morbidi e chiari. E' dolce e severa, guarda negli occhi altrui con sguardo interrogativo e puntuto ma non fa mai gli auguri a qualcuno che non conosce. Sorride tra sé e sé, assorta e sorniona, la mano teorica, quando per strada vede qualcosa di buffo o di interessante o di curioso, ma se si accorge che qualcuno ha intercettato il suo sguardo rientra subito nei ranghi con un rossore improvviso.
La mano teorica incute timore quando è nel suo ambiente, con quelle sue dita pungenti; si vocifera che sia una che se la tira, parla strano, boh, l'altro giorno ho pure visto che rideva da sola, in macchina. Ma se la piazzi in mezzo ad un nugolo di mani pratiche improvvisamente si farà disarmante.
Le mani teoriche sono affascinate dalle mani pratiche, ma non farebbero mai a cambio; sanno di averne un dannato bisogno, ma non lo ammetteranno mai (Oh no, di nuovo quella tubatura che perde, ma cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi questo).
Le mani teoriche amano le cerimonie ma solo quelle di presentazione dei libri. Non sanno mai se stringere le mani degli altri o se dare un bacio sulla guancia o se fare solo un cenno del capo, e si ingarbugliano sempre, quando c'è da salutare.
E' bello quando una mano pratica vince i dolori dell'artrite e stringe forte una mano teorica, guidandola in quel rito silenzioso di cui lei ha timore ogni volta.
Ma è bello anche quando due mani teoriche si sfiorano in un contatto veloce tutto intellettuale e concettoso eppure si accorgono che sentono caldo, d'improvviso, quando sono vicine.
e una mano teorica, stringerà mai una mano pratica?
RispondiEliminaTinni,
RispondiEliminasei sicura che una mano pratica non sappia che farsene di un'alba chiara o di un arcobaleno multicolore? Davvero una mano pratica che sostiene con saldezza un attrezzo da lavoro non sarà capace di sostare due istanti magari per riprendere fiato davanti allo spettacolo della natura che circonda solitamente il suo lavoro duro e quotidiano? Per me certo che si.
E viceversa siamo sicuri che una mano teorica bianca e delicata non si sia più volte provata (con maggiore o minore successo) a diventare a sua volta una mano pratica all'occasione?
Ecco io in questo caso (come in tanti altri) sono portato a vedere il mondo delle "mani" come l'arcobaleno, cioè multicolorato.
Le mani in questo caso non sono soltanto bicolori, bianche e nere, ma anche di varie altre gradazioni di colore.
Per mari: certo che mani teoriche stringeranno le mani pratiche. Fino anche a diventare grandi amiche. Perchè avanzi il dubbio?
Buone cose a tutti.
Marco
Bhe, le sfumature non erano previste dal tono di questo post, ma la natura ne è evidentemente piena!
RispondiEliminaLe mani teoriche vorrebbero stringerle, quelle pratiche, ma a volte si bloccano..ma se vogliono insegnar loro qualcosa, che è poi quello che a loro viene meglio, bisogna proprio che partano da lì :)