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lunedì 30 gennaio 2012

Gesti

E poi, niente, ci sono gesti minuti e contornati a matita che sembrano concentrare la vita intera.

Gesti precisi e fastidiosi come quello di infilare le pagine di un riassunto dentro ai buchi di un quaderno ad anelli, dopo averle strappate dal quaderno con tutta la cura possibile eppure uno o due margini rosicchiati rispetto alla linea pre-tagliata a me mi restano sempre.

Gesti impotenti e vuoti come alzarsi a bere la notte dopo una pizza con la pancetta e mandar giù mezzo litro d'acqua senza sentire alcun benessere, come se la gola fosse coperta di cellofan impermeabile eppure continuare a deglutire e a bere senza capire che il problema non sta nell'acqua o nella gola o nell'ora della notte che è già mattina, ma è a monte, nella pancetta.


Ma anche gesti coraggiosi come chiudere di scatto l'agenda, infilare il segnalibro tra due pagine, dire ciao alla fine di una telefonata, guardare negli occhi un amico, stilare una classifica.

Gesti scanzonati come infilarsi un paio di autoreggenti finissime, con attenzione sorridente, come spronare l'auto in quinta mentre l'autoradio scoppietta, parcheggiare a esse in tutta fretta o arrivare in ritardo di qualche minuto, con il fiatone e le scuse in mano.

E gesti intimi come tirarsi su con una spalla, leggermente, indolenziti, quel tanto che basta per arrivare con le dita a sfiorare l'interruttore della lucetta al neon sopra al letto e dirsi buonanotte, anche stanotte, dopo aver sfogliato pagine, scrutato righe, dopo essersi salutati nello specchio in fondo ai piedi e con la fierezza di trovarsi sempre lì, ancora una volta, assonnati e con il premio di qualche ora di sonno in tasca, tutto da scartare.

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