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martedì 8 maggio 2012

Cosa ho da dire (su AGESCI e omosessualità)

C'era una volta un esame bellissimo all'università che era proprio bellissimo anche se non avevo potuto frequentare il corso perché si sovrapponeva ad un altro; c'era una volta questo esame bellissimo e io mi ero preparata bene - meglio ancora del solito, sarebbe meglio dire - anche perché oltre ad essere un esame bellissimo era anche un periodo dell'anno bellissimo in cui avevo poche cose brutte per la testa e tanta voglia di riempirla di cose nuove. Così c'era una volta questo esame bellissimo e io vado all'università per sostenerlo e dentro allo studio che puzzava di fumo ci trovo dentro una professoressa livida e assente, cupa e maleducata, che ascolta una parole su venti di quelle - bellissime, ovviamente - che sto accumulando sulla scrivania davanti a lei e solo per lei, e che proprio mentre sto preparando e intessendo il pon pon sul berretto di maglia del mio discorso bellissimo e appassionato, lei taglia il filo di lana e guardando fuori dalla finestra con aria impaziente mi dice va bene trenta e lode.

E poi c'era ancora una volta un altro esame, questo non bellissimo, no, però carino e poi avevo pur sempre studiato anche per quello, e come me una fila lunga di altre persone con la faccia stanca e i capelli finalmente lavati dopo tanti giorni in casa senza uscire mai dal pigiama e vado a sostenere pure questo e dentro allo studio trovo un professore nervoso ed irritabile, cupo e maleducato, un professore che non ci interroga nemmeno ma fa fare tutto ai suoi assistenti salvo poi montare una piazzata incredibile e cattiva contro chi aspettava fuori dallo studio la sua preziosa verbalizzazione per il semplice fatto che non aveva capito che la firma ce l'avrebbe fatta il giorno dopo, adesso ho una riunione.

Oggi, la professoressa livida e assente è Preside Di Facoltà (con tutte le maiuscole del caso e anche qualcuna di più) e il professore nervoso ed irritabile è Rettore Di Ateneo (vedi sopra).

E c'era una volta, facciamo un leggero balzo ancora più indietro nel tempo, una Tinni quindicenne che ancora non aveva capito di essere negata per lo sport agonistico e si era messa in testa di fare l'alzatrice in una squadra di pallavolo locale. C'era una volta questa mini-Tinni pallavolista non proprio dotata ma comunque d'impegno e di compagnia - perché come lo faceva lei, il tifo per le sue compagne dalla panchina, non lo faceva proprio nessuno - e un bel giorno l'allenatore pacioso e gioviale se ne andava via e ne veniva uno con gli occhi azzurri e severi e il sorriso tagliente di chi ama spezzare per poi ricomporre e sentirsi dire grazie e Tinni si faceva tanti pianti per colpa di questo allenatore un bel po' stronzo che la faceva entrare agli ultimi cinque minuti dell'ultimo set già perso dicendole vai tanto non c'è più nulla da perdere.

Oggi, quell'allenatore stronzo è ai vertici dirigenziali della U.I.S.P.

E c'era ancora un'ultima volta, giusto poco, pochissimo tempo fa, una professoressa di liceo che dimenticava sempre i pacchi dei compiti in classe corretti a casa e quando se li ricordava era perché non li aveva corretti; una professoressa di liceo che non conosceva i nomi dei suoi alunni al quinto mese di convivenza e che indossava sempre un profumo fortissimo e dolcissimamente nauseante; una professoressa in tacchi alti e sguardo basso; una professoressa stanca e trasparente che prendeva due settimane di congedo poco prima della fine del quadrimestre per preparare il concorso da preside e che nemmeno avvisava la classe che il compitino di verbi di latino fissato quella mattina per permettere agli ultimi di tirare su l'insufficienza all'orale, beh, quella mattina non si sarebbe fatto, avrete un'ora di supplenza potete portarvi avanti con il romanticismo e leggere dal libro l'introduzione a Manzoni.

Oggi, quella professoressa in tacchi alti e sguardo basso è Preside di un Istituto Tecnico.


Ecco, questo è quello che ho da dire a proposito della vicenda dell'AGESCI e del convegno sull'omosessualità.
Come dite? Non ho menzionato né gli scout né l'omosessualità e neppure un paio di nomi di nodi e di colori di fazzolettoni e neanche un cognome altisonante di dirigente dell'associazione?
Ah sì, è vero, non l'ho fatto.

O forse sì, chissà.

4 commenti:

  1. Ho il sospetto che volessi dire che sono sempre i peggiori quelli che arrivano ai vertici e decidono, ma forse mi sbaglio.

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  2. che poi, tanto per intenderci, questo è anche il motivo principale per cui io non ci sto più, negli scout come nell'università e anche nella pallavolo (no beh in quella non ci sto più per manifesta incapacità). Quindi non è una scusante, assolutamente. Però un po' un dato di fatto lo è, e credo che abbia a che fare, più che con lo scoutismo o la chiesa o il papa o l'omosessualità, con quella roba brutta che mi piace chiamare potere.

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  3. Non è che quel prof. ora Rettore sia il Mio Rettore?? lo vedrei nella parte.

    Anonimo SQ

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