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mercoledì 6 giugno 2012

Mollare la presa

Questa notte ho fatto un brutto sogno, come capita ogni tanto a tutti e quindi anche a me. Non ricordo i contorni, i tempi, i luoghi, e neppure i volti, ma posso chiaramente distinguere che, ad un certo punto, in questo sogno io camminavo a fianco di qualcuno, poi gli prendevo la mano e dopo un po' di tempo quel qualcuno staccava il suo palmo dal mio e mi lasciava la stretta.

E per quell'attimo, per quel misero e fastidioso istante di contatto frustrato, per quel milligrammo di cattiveria e quel centimetro di offesa, beh chiamatemi pirla ma stamattina mi sono svegliata con il mal di testa da brutti sogni.

Perché - nei sogni nei blog e anche nella vita vera - lasciare le mani di qualcuno che le ha appoggiate senza tante pretese sopra ai tuoi palmi, secondo me dovrebbe essere punito a norma di legge. O quantomeno bisognerebbe inserire tra i diritti internazionali dell'uomo e del cittadino quello di potersi accoccolare nelle falangi di qualcuno senza che gli vengano rotte le scatole. Mi promettete che non lo farete più, se vi ricapita? O che continuerete - tinnicamente - a non farlo?

Che fastidio ti dava - vorrei chiedere al misterioso personaggio del mio sogno - il fatto che qualcuno di simpatico (perché si trattava pur sempre di me stessa) avesse deciso di ondeggiare il braccio sinistro allo stesso ritmo del tuo braccio di destra? Non te lo hanno mai spiegato, che due paia di occhi vedono meglio il sentiero, rispetto a due? Che per ogni battutista ci vuole una spalla e per ogni pentola un coperchio?

Ma purtroppo anche io - che, ahimé, predico bene e razzolo male - ho lasciato tante di quelle mani, lungo questi ventotto anni di marciapiedi, che ne ho perso addirittura il conto. Mani che avevo amato con troppa furia; mani che non avevo tempo di cullare; mani troppo banali per me e mani troppo esuberanti. A tutte loro, da questo etere caldo e cinguettante, non posso che chiedere scusa, augurandomi - anche se non sarà di certo stato facile - che abbiano trovato, nel tempo, palmi più simpatici ma soprattutto più fedeli dei miei.

Però da oggi non voglio mollarle più, le mani che scelgono le mie falangi come cuscino per una sera sotto le stelle. Voglio preparar loro un pasto leggero, a pranzo, e sussurrare buonanotte magari non tutte le sere ma almeno una volta a settimana, portarle a spasso sulla panda sporca e polverosa, accompagnarle a fare spese e a provare abiti per matrimoni. Metterle comode, insomma. Ché io c'ho i palmi piccoli ma piegando un po' le gambe, dentro, ci si sta benone lo stesso.

E se avrò caldo, se suderò, se sarò stanca di ondeggiare il mio braccio sinistro e se l'anello mi stringerà troppo al dito, beh, ci sarà pur sempre spazio per una giravolta plateale che cambi parte, cambi braccio, cambi mano, ma senza cambiare compagnia.

5 commenti:

  1. I sogni stanno a metà strada tra la psicanalisi (quindi una cosa totalmente inutile) e la poesia (altrettanto inutile, ma almeno piacevole).

    Di recente sei rimasta delusa da una persona a te vicina? Farei commentare questo sogno da Melusina, anche se hai costruito un post sopra talmente bello che sembrerebbe tu ti sia inventata tutto. Oppure no, per gli stessi motivi.

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  2. Grazie davvero, Speaker. I complimenti sono una di quelle cose, stamattina, che contribuiscono a sconfiggere il mal di testa da brutto sogno. Sempre che lo abbia fatto davvero e non mi sia inventata tutto per amor di poesia. ;)

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  3. Qui ci andrebbe una chiacchierata lunga una notte e un giorno. Coraggio Tinni, si può fare!
    ilcomizietto

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  4. Grazie, per davvero. Yes I can, allora :)

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  5. Come spunto di riflessione potrebbe esserti utile: jhon gray, gli uomini vengono da marte le donne da venere.
    Yes you can! com.

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