(seconda parte)
E poi, c'è stata una volta in cui due persone speciali, credo in un qualche modo le due persone al mondo che meglio conoscono i cunicoli della me più segreta, insomma le due persone un po' speciali sono venute a pranzo in quella che oramai è la mia casa, e invertendo per qualche ora le direzioni i ruoli e i gesti di una vita intera ci siamo seduti alla stessa tavola, con tre piatti e tre bicchieri, come un tempo. E con, alla fine del pasto, una scodella di polistirolo ripiena di gelato.
Nella scodella, come un tempo, c'erano gusti un po' loro e un po' miei: c'erano tradizioni e usanze consuete, mancavano le damnatio memoriae, si stringevano amici e parenti in un abbraccio consonante. Ma soprattutto - segno quanto mai frizzante del nuovo dentro al vecchio - c'era la liquirizia (o, come dice chi quel gusto l'ha voluto a tutti costi, la liquErizia).
Perché la liquerizia, (in omaggio al mio papà per oggi la chiameremo sempre così), che da una vita rappresentava un bizzarro e segreto patrimonio esclusivamente paterno, quel giorno era impertinentemente finita in un divano comune, in un lettino di famiglia, e ci è toccato a tutti, di assaggiarla, e non solo a lui che già ben la conosceva e molto la amava.
Quanti pregiudizi avevo maturato, nel corso della mia evoluzione domestica, di contro alla libertina ed anticonvenzionale liquerizia! Forse a causa del suo colore poco attraente, chissà, o magari di un rigurgito di complesso di Edipo all'incontrario.
E invece, in quella domenica morbida ed invertita, l'impertinenza della liquerizia - come a volte accade -, il suo impavido infilarsi in vite non sue, forse ben al di là di ogni sua adolescenziale aspettativa, si sono aggrappati ad un ramo che credevo secco, da qualche parte, là sotto, e già dal primo assaggio, già dal contatto con il freddo del cucchiaino, io e la liquerizia ci siamo volute un po' di bene.
Poi lo so bene anche io, che la liquerizia è un tipo non certo facile: che in molte gelaterie è troppo aspra, che in altre è eccessivamente dolce, o addirittura spesso manco ce l'hanno. Però con certi amici, con certi vestiti che si stirano a fatica, con certe scarpe che stringono in punta e però sono proprio eleganti, con certe cose belle della vita bisogna pur saper scendere a patti, ogni tanto.
E così, da quella domenica, da quella mano nota e tesa e da quel tavolo apparecchiato per tre, sul mio divanetto personale, di polistirolo, a discapito della nocciola che, invecchiando, era diventata pure un po' sorda, se ne stanno seduti - un po' più indisciplinati di prima, ché la liquerizia racconta sempre un sacco di barzellette oscene e tutti si agitano in risate scomposte - pistacchio, fiordilatte, bacio e liquerizia (con la e, mi raccomando).
non so, ho seguito un link, in modo casuale ma poi non è mai casuale almeno il giorno in cui lo fai, se arrivi dentro al gelato alla liquErizia, di cui vivrei...dopo vado a ritroso e mi metto a leggerti. contenta di essere approdata.
RispondiEliminacontentissima io del tuo approdo. E buona liquerizia a te.
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