Ma, esattamente, dove vanno a finire le inferriate delle finestre, quando il sole si ritira per un momento dietro a una nuvola comoda e l'ombra del pomeriggio nel ritaglio del pavimento si fa opaca ed uniforme?
Dove scappano, preziosi ed invalicabili cancelli dell'anima, in quell'istante di cupo riassetto, per poi rientrare al posto di guardia, solerti, appena il sole scosta con fare impertinente la paziente nuvola dalle sue ginocchia*?
E proteggono ancora, solidi recinti di un'intimità segreta, concordata, proibita, anche in quei desolati minuti di nuvolosa anonimia? Tengono sempre lontani gli sguardi gelosi dei passanti, delle invidie, dei complotti e degli orologi?
Possiamo davvero fare affidamento su di loro, sempre - sia quando distinguono il loro nitido profilo sulle mattonelle abbronzate del bagno, sia quando tacciono da un altrove imprecisato e il loro ombroso riquadro ne cancella l'esistenza?
Chissà. Io, nel mio fondo, credo di sì; e credo anche che è proprio grazie a loro, oggi, nonostante nuvole e normalità, se mi sento meno sola.
(* che la risposta sia qui? http://www.youtube.com/watch?v=aDFH1c53n_Y )
La risposta è colì ed è anche colà, qua:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=JLIh6LD3KBA
Già conoscevi Alessandro Mannarino? Questa sua versione di "vivere la vita" è sorprendissimamente sorprendente, specialmente al suo primo ascolto!
Buon pomeriggio!
Marco