(Sì, ho una malattia. Sto prendendo pasticche dopo i pasti e faccio una puntura alla settimana: mi hanno detto che presto passa. Voi, intanto, portate pazienza e aiutatemi - se vi va - a cercarli, occhei?)
(...), dove vanno, mi chiedo tra lo stordito ed il perplesso, dove li mettono, i vecchi semafori bislunghi sostituiti dalle paciose rotatorie emiliane? I semafori reazionari e sdentati che hanno tenuto insieme il paese per decenni - ma che dico decenni, saranno almeno mezzi secoli - , tra brontolii e segnacci di frenata, ritti ed orgogliosi sotto qualunque tempo, qualunque amministrazione, qualunque cielo? Come glielo spiegano, a quelli che non hanno mai nemmeno capito bene la storia del suffragio universale e sono rimasti che il corriere costava cento lire, chi esattamente va là - di notte, risoluto ma paziente - a raccontare per filo e per segno ai vibranti semafori che il loro lavoro è stato egregio e però da domani ci sarebbe una cosa un po' nuova che il sindaco vuole mettere e praticamente voi verreste riconvertiti e riposizionati sulla base della vigente normativa quattro barra quattordici... ecco, insomma, e poi? Dove li mettono, che stanno rastrellando via tutti gli incroci dalle città come foglie sul selciato?
Li impilano forse uno sull'altro in una rimessa ai margini del mondo?
E, invece, i cartelli VENDESI - meravigliose finestre verso un ignoto sorridente di fatica luminosa - i cartelli vendesi che si appendono alle case, quando poi qualcuno quelle case effettivamente le compra, quelli lì che avete visto tutti in giro per la vostra città, esattamente che fine fanno? Quelle sette lettere marcate indelebili su cartoncino lucido, quelle coraggiose tre sillabe che hanno veduto pioggia colare in rivoli sotto ombrelli curiosi, che hanno dorato al sole, che hanno sopportato mani invadenti e irrispettose e che hanno vissuto immobili e coriacee una partenza lacerante ed un arrivo incerto, dove finiscono, una volta compiuto il loro ineluttabile e malinconico passa-mano? Saranno, quei nuovi tizi che pare abbiano telefonato ieri sera, (offrono tanto, questa volta, me l'ha detto lo zerbino del portone), rispettosi e gentili al punto da conservarli con dignità in un angolo della loro nuova casa e della loro nuova vita?
Dove scappano le saracinesche quando i negozianti tornano dalle ferie e con un colpo di reni e di orgoglio le lasciano scattare verso l'alto, e quelle scompaiono cigolando permalose?
E tutte le risate, una volta placati i sussulti della pancia? Dove volano, una volta colorato quell'istante?
Dove vanno le lacrime una volta asciutte, i baci una volta schioccati, le lentiggini passata l'estate e i brividi passato l'amore?
Tra i semafori dismessi, quelli che più visceralmente soffrono per la perduta autorità, da veri sovrani deposti, prendono la via della Svizzera e lì dimorano, in riva al lago, col rosso sempre acceso; e tengono il broncio all’arancio del sole che colora le nevi declinando contro le vette lontane; e al verde dei colli, che degnamente incorniciano la noia di quel vano, odioso sussistere. Altri semafori, poco meno che filosofi, trovano prima accoglienza nelle rimesse delle case cantoniere e si fronteggiano a lungo in un lampeggiare di luci, che è il loro va’ pensiero. Come comprendono, molti si perdono in tranquillissime malinconie e il tempo passa e niente più; ma altri non rassegnano e tentano la fuga, molte volte riuscendoci. Si ritrovano in gruppi, per dedicarsi a imprevedibili e furibonde scorribande; il sabato pomeriggio, soprattutto d’estate, potresti incontrarli, quando la brigata al completo se ne va lieta, in lunga coda, a gustare il miglior gelato del Frignano.
RispondiEliminaPare - o traditur che dir si voglia - che tra loro i più saccenti e noiosi, e anche qualche arrivista mal riuscito, siano finiti a brontolare dal fondo delle stanze e degli stanzini più polverosi delle italiche ed arroccate università degli studi. Ho un amico - giura - che ne ha visto addirittura uno lampeggiare iroso in un angolo del bagno dei docenti di una facoltà di lettere di non ricordo più bene dove (mi pare fosse giù al sud).
EliminaLe lacrime a volte rimangono dentro, i baci purtroppo evaporano e ce ne vogliono sempre di nuovi, le lentiggini non le ho mai avute, e per ultimo dove va l'amore quando sparisce? Perché i brividi, passato l'amore, si trasformano in lacrime.
RispondiEliminanicola.
Ho come l'impressione che tutte le cose, tutte le esperienze, tutti i sospiri, i brividi, le lacrime versate o trattenute o fatte versare, ebbene tutto ciò, tutto tutto, ci stia attendendo alla fine del viaggio, alla resa dei conti, al momento del "rien ne va plus, les jeux sont faits" finale.
RispondiEliminaE perchè? Per salutarci, per farci ricordare quello che siamo stati, per darci una futura possibilità di rinnovata riuscita.
Marco
http://www.youtube.com/watch?v=9PLdblfDPto