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sabato 15 settembre 2012

Figurine di vita

Ma siamo assolutamente sicuri che le pagine dell'album di figurine che corre lungo la nostra vita abbia un numero di spazi quadrati e bianchi illimitato e rassicurante? Siamo certi che la cassettiera del nostro cuore possegga file infinite di ripiani e la musicassetta della nostra anima centimetri di nastro lucido senza méta?

No, perché io alle volte ho il sospetto, invece, di aver finito lo spazio per le figurine nuove, e che quelle che mi regalano ora, quelle che compro, così come quelle che ho raccolto distratta per strada, arrivino di prepotenza davanti alla copertina e con tutta la boria buona di cui sono capaci finiscano per incollarsi malamente sopra alle figurine vecchie, ché i buchi alla fine del quaderno sono finiti e non c'è altro da fare.



Pertanto a me, dacché abito qui, in questa vita ed in questa casa nuova, mi pare di aver imparato ad attraversare in macchina una strada trafficata ma di aver disimparato a svegliarmi la mattina prima delle nove. Mi sembra di aver capito, finalmente, il segreto per non farsi scoppiare il cuore di panico, all'imbocco di un incrocio ad altissima frequentazione che bisogna svoltare a sinistra; mi sembra di aver afferrato ed incollato nell'apposito riquadro la calma serafica giusta e guantata per attendere il proprio turno nella certezza che, prima o poi, questo verrà; eppure ho la sensazione che quella figurina lì, la figurina della pazienza mite ed adulta, si sia appiccicata nel quadretto dove sotto ci stava scritto, fino a poco tempo prima, energia per una corretta sveglia propositiva. E che per ogni regalo nuovo ricevuto, ci sia necessariamente un tassello della vecchia Tinni che non farà mai più capolino.

Sicché, se devo proprio tirare le somme al termine di questi primi cinque mesi di vera autonomia, ho imparato ad usare l'acido muriatico, ma ho dimenticato come si dipinge. Ho incollato la figurina del coraggio solitario, quella dello studio notturno, e quella delle amicizie inattese. Però ho rovinato quella del parmigiano reggiano, del prosciutto crudo, degli orologi puntuali e pure un po' quella del diario segreto.

Ho scoperto i barattoli, le bacheche, le parole d'ordine, e ho fatto a cambio tra questi ed il ferro da stiro, la pelle senza brufoli ed i film dopocena.

Ho dato via la radio per la camomilla; il silenzio per i moscerini; l'acqua naturale per quella del rubinetto.

I guanti di plastica gialli per quelli pesanti, da neve.

E ve lo ricordate - non è vero? - anche voi, suppongo, qual era il risultato che si otteneva quando si provava a staccare una figurina mal posizionata dalla pagina ostinata dell'album tanto amato. Nulla da fare: mi tengo questo nuovo album e se mai mi capiterà di sentire la nostalgia delle prime ore del mattino, beh, vedrò di far loro di nuovo spazio al posto di un moscerino più antipatico del consentito.

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