Tra le tante e meravigliose sfumature che i colori della lingua greca nascondono, ce n’è una in
particolare che si chiama ξένος.
Lo xenos – dissolvenza, musichetta
avvolgente, parte il momento-saccenza, siete ufficialmente avvisati – è, di
norma, lo straniero il forestiero o più nello specifico colui che viene
ospitato in una casa o in un nucleo familiare altrui. E fin qui, nulla di
emozionante; più che sfumature direi colori netti.
Ma lo xenos, a ben
scorrere la voce minuta e composta del vocabolario, che sembra quasi fare odore
di acqua di colonia, tanto è composta e minuta, non è solo colui che viene ospitato, ma, oplà,
certe volte è anche colui che ospita.
E io credo fermamente – e lo credo da qualche giorno, e più
precisamente dal weekend scorso in cui sono venuti a farmi visita due amici che
mi mancavano tanto senza che io nemmeno lo sapessi – che questa sfumatura che
secondo me è fra le più sensibilmente avvolgenti
della lingua greca, oltre ad essere
stata piazzata lì per far ammattire i traduttori di Omero alle prime armi, per
far spazientire gli intransigenti, far desistere i deboli, piangere i fragili,
sorridere i curiosi ed annoiare i lettori di blog a cui del greco non frega un
accidente, ecco, oltre a tutte queste cose qui, la sfumatura del doppio
significato di ξένος il Genio
della lingua greca credo l’abbia dipinta perché io, domenica sera, al ritorno
da una lunga serata in pizzeria, sono rientrata in quella che fino a qualche
ora prima era solo casa mia e invece
da poco tempo era anche la casa di
passaggio di altre due persone – due persone che in quel momento già
dormivano della grossa il loro sonno dei giusti – e invece di aprire la porta
d’ingresso ed annusare il buio folto e freddo, nella cucina vibrante di
camomilla e pollo arrosto ho trovato una lucetta
accesa. E, tra un sorriso e un respiro profondo, sono stata per qualche
istante ξένος di me stessa.
Anche io ho trovato la parola ospite con significato di ospitante, cosa che mi ha messo in confusione. (L'ignoranza è una brutta bestia.)
RispondiEliminaI greci avevano bene in mente la relatività del concetto di straniero/ospite: uno straniero/ospite ci può essere solo se si è (almeno) in due e la cosa è reciproca. Geniale.