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venerdì 14 settembre 2012

Ospitare


Tra le tante e meravigliose sfumature che i colori della lingua greca nascondono, ce n’è una in particolare che si chiama ξένος. Lo xenos – dissolvenza, musichetta avvolgente, parte il momento-saccenza, siete ufficialmente avvisati – è, di norma, lo straniero il forestiero o più nello specifico colui che viene ospitato in una casa o in un nucleo familiare altrui. E fin qui, nulla di emozionante; più che sfumature direi colori netti.
Ma lo xenos, a ben scorrere la voce minuta e composta del vocabolario, che sembra quasi fare odore di acqua di colonia, tanto è composta e minuta, non è solo colui che viene ospitato, ma, oplà, certe volte è anche colui che ospita.



E io credo fermamente – e lo credo da qualche giorno, e più precisamente dal weekend scorso in cui sono venuti a farmi visita due amici che mi mancavano tanto senza che io nemmeno lo sapessi – che questa sfumatura che secondo me è fra le più sensibilmente avvolgenti della lingua greca, oltre ad essere stata piazzata lì per far ammattire i traduttori di Omero alle prime armi, per far spazientire gli intransigenti, far desistere i deboli, piangere i fragili, sorridere i curiosi ed annoiare i lettori di blog a cui del greco non frega un accidente, ecco, oltre a tutte queste cose qui, la sfumatura del doppio significato di ξένος il Genio della lingua greca credo l’abbia dipinta perché io, domenica sera, al ritorno da una lunga serata in pizzeria, sono rientrata in quella che fino a qualche ora prima era solo casa mia e invece da poco tempo era anche la casa di passaggio di altre due persone – due persone che in quel momento già dormivano della grossa il loro sonno dei giusti – e invece di aprire la porta d’ingresso ed annusare il buio folto e freddo, nella cucina vibrante di camomilla e pollo arrosto ho trovato una lucetta accesa. E, tra un sorriso e un respiro profondo, sono stata per qualche istante ξένος di me stessa.

1 commento:

  1. Anche io ho trovato la parola ospite con significato di ospitante, cosa che mi ha messo in confusione. (L'ignoranza è una brutta bestia.)

    I greci avevano bene in mente la relatività del concetto di straniero/ospite: uno straniero/ospite ci può essere solo se si è (almeno) in due e la cosa è reciproca. Geniale.

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