MOLTEPLICI INIZI.


A proposito di:

interculturalità - scuola - letture - frivolezze - risparmio - poesia - creatività - viaggi - pande - giardinaggio ... e bizzarrie varie.

domenica 16 settembre 2012

Parole, il gioco delle prime.

Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa' che, cerca di, tendi a, dimmi tutto

A. Zanzotto 


Ieri sera un'amica mi ha raccontato una cosa.
Anzi no: ieri sera, un'Amica mi ha raccontato una Cosa (un vero e proprio regalo, a dirla tutta).

Ieri sera un'Amica mi ha preso delicatamente per una manica e tirandomi lieve verso di sé mi ha raccontato sai, mi ricordo ancora che una volta quando eravamo alle elementari sei venuta a casa mia e mi hai insegnato il gioco di accendere la tv, passare tutti i canali e scrivere su un foglio la prima parola che si sentiva in ogni canale, poi spegnere la tv e inventare una storia con quelle parole lì.

E a questo racconto potrei aprire il tappo della bottiglietta della commozione e mescolarne qualche goccia con quella dell'autocelebrazione dicendovi quanto mi abbia smosso nel profondo la scoperta di qualcosa di mio che non sapevo di possedere né di aver mai insegnato, spiegandovi quanto mi sia riconosciuta in un autoritratto a carboncino mai dipinto prima, concludendo con una dichiarazione di amore spassionato e tangibile per questa Amica che ancora serba briciole preziose nei suoi cassetti e sa sempre come nutrirne i passerotti di chi le cammina accanto.

E invece farò tutt'altro. Perché più di ogni altra cosa, più di ogni commozione, di ogni affetto, di ogni fierezza e di ogni curiosità, a me ieri sera è venuta alla mente un'idea, un'idea solitaria, pungente ed imperiosa: che io, a quel gioco, ci avrei giocato volentieri anche adesso.

Solo che qui non ho la televisione, e soprattutto non ho l'Amica paziente né altri pazzi compagni di manie; non ho un grande tavolo di legno scuro come quello della cucina della casa di Jenny e non ho neppure dei pennarelli colorati con cui annotare diligentemente; sicché ho deciso di rimediare in altro modo.

Le scriverò una lettera, invece di giocare con lei al gioco delle prime parole dei canali. Scriverò una lettera alla MiniTinni di un tempo.



Ché se potessi per davvero infilare un foglio bianco in una busta, leccarne il bordo zuccherino e chiuderla in una lunga serie di contenitori e cassette fino a farla arrivare da lei, da quella bimba che insegnava giochi bizzarri e pre-letterari ad un'Amica docile ed entusiasta, forse comincerei proprio così:

Carissima - scriverei nel corsivo più elegante che conosco
avrei tanto voluto giocare un po' anche io al gioco di accendere i canali scrivere le parole e poi inventare delle storie con quelle parole lì, oggi pomeriggio, invece di infilarmi maglia e pantaloncini bianchi e cacciare la testa dentro ad una calda e trepidante pizzeria da asporto. Come dici? La pizza ti piace un sacco? Sì, hai ragione: è davvero una delle cose più buone del mondo, e vedrai quando conoscerai quella di Quick Pizza, sarà l'apoteosi del piacere.
Ci avrei voluto giocare sul serio, impegnandomi a batterti e senza lasciarti vincere di nascosto, come invece faceva sempre la mamma quando a fine serata si distribuivano le carte enormi del pinnacolo e tu se non vincevi almeno una mano su cinque scappavi in camera a piangere di rabbia. Ci avrei voluto giocare davvero e sono certa che ci saremmo divertite, testa bionda contro testa bionda, sfidandoci a chi componeva la storia più bella e a chi dipanava in modo più bizzarro quelle semplici, poche parole televisive. 
Eh già, perché è proprio quello, che a me e a te piace tanto fare: giocare con le parole, accatastarle, salirci in cima, rischiare di cadere, saltare giù dal cucuzzolo; e poi ancora ordinarle in progressione cromatica, fotografarle, chiamare il babbo per mostrargli la cattedrale sfumata, e infine gettarle tutte a terra daccapo, annusandone intontite l'odore tutto mescolato.
Le parole, cara mia, ti faranno solenne compagnia per tanti passi di vita, io già lo so: saranno loro ad asciugarti certe lacrime, ad indicarti certi amici speciali da dietro le loro spalle, a cullarti prima del sonno, a costruire il tuo palazzo reale e a spiegarne la strada a chi merita di entrarvi. 
Troverai nelle parole quello che altri trovano in una bicicletta, in una melodia, in un gesto o in un divano. Stringerai un patto tutto speciale, con loro, e quando te ne accorgerai, quando come me ieri sera capirai che il filo che vi univa partiva dritto dall'anticamera della tua anima, beh, sarai un po' più felice di prima.
Però, cara Te che ancora ti blocchi di fronte a paure che paiono giganti e ancora ti inceppi davanti agli imprevisti di una giornata di sole frizzante, mi sento in dovere anche di dirti un'altra cosa, sulle parole. Una cosa meno piacevole, che fa male anche a me, se la dico; eppure sono pur sempre tua amica e tu già mi insegni che le amiche devono dire tutta la verità.
Le parole, proprio quelle ovattate e benefiche che ti accompagneranno dalla veglia al sonno e dal sonno alla veglia, proprio quelle dolci e ferme che ti asciugheranno lacrime stradali, che ti sorrideranno confortanti dalle pagine dei libri degli esami, che ti solleveranno da terra e ti solleticheranno fino a farti scoppiare in una risata sonante, beh, sarà proprio in virtù di quel beneficio e di quel calore buono che le parole potranno intontirti ed ammaliarti, e dopo che lo avranno fatto, si scosteranno un attimo per guardare fuori dal finestrino e lasciandoti andare - anche solo per un istante - ti faranno cadere, e sanguinare, e gridare di rabbia - esattamente come quando perdevi cinque mani su cinque a pinnacolo, la sera, e in camera le pareti rimbombavano della tua sconfitta.
Perciò stai bene attenta, carissima, e coltiva la pianta delle parole come fosse il tesoro più caro al mondo, ma senza dimenticarti del mondo, fuori da esse. Senza scordarti dei volti, degli asfalti, degli squilli dei telefoni, dei tintinnii dei campanelli e delle risate. 
Perché, a volte - e solo a volte, su questo sarai d'accordo con me, ma bastano minuscoli istanti per creare un'occasione - la gioia trilla anche se non descritta, la rabbia graffia anche se non spiegata, il dolore strappa anche se non gridato. Lascia che il mondo sia, prima, dentro e fuori di te. Guardalo, accarezzalo, ascoltalo, e mangiatelo in un solo boccone. 
Perché solo con la digestione potrai raccontarlo per davvero.



Nessun commento:

Posta un commento