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lunedì 10 giugno 2013

Rivoluzione terrestre

Un'ipotesi, è solo un'ipotesi. Ma credo di poter dire anch'io la mia, da stasera, sui motivi fondi più fondi per cui, a metà di giugno di ogni anno a questa parte, è con crepitante stupore che si guarda all'orologio del cruscotto della macchina, la sera, quando il sole sembra davvero non voler calare mai il suo sipario.
Sono le nove e c'è ancora luce! - ma, esattamente, perché?

Forse - ed è solo un'ipotesi, la mia - perché la donna dritta e severa che portava a spasso il pelosissimo cane bianco, lungo i bordi del cimitero, stasera, potesse continuare a leggere dal libro aperto nella mano destra - nella sinistra era il guinzaglio; uno di quei libri nobili, dritti e severi, con la copertina rigida che si ergeva seria tra due coppie di dita e le righe strette l'una nell'altra. E lei, camminando lenta, vi leggeva ancora. Forse per permettere a ciascuno di noi - alla parte più nobile, dritta e severa di ciascuno di noi - di portare sempre con sé un paio di copertine rigide dentro alle quali consultare e consultarci, fino a tarda sera, fino all'ultimo lampione della strada, sbadigliando composti.

Forse - mi verrebbe da pensare, ma in via del tutto ipotetica, sia chiaro - per non confondere i gusti di granita nei bicchieri bianchi a righe tutti uguali, quando la sera di un giorno divenuto sempre pre-festivo allunga i suoi passi davanti ai bambini ed ai ragazzi, stiracchiandosi dopo un anno di banchi, e io ho preso amarena tu cosa? - fammene assaggiare un po', uso la mia cannuccia così non ti passo il raffreddore.

Forse per permettere al pittore del cielo di pulire con più cura i pennelli del rosa, là in alto, e più in basso quelli del rosso, prima di riavvolgere le tele e lasciare il posto alle donne che cuciono le stelle sulla coperta di colore blu. Forse per far sentire meno sole le luci avide dei supermercati stanchi, mentre l'ultima cassiera trascina i passi tra i corridoi ubbidienti, e la sua auto, sola, la aspetta poco fuori nel parcheggio denudato.
O forse ancora per accompagnare, lenta, la lettura delle ultime pagine di studio, la mia lettura, quella spolverata di ultimi sguardi impazienti che domani scorreranno su domande d'esame; per avvolgerla dolce, per spingerla verso la porta, verso la cena, verso la fine, arrivando a calibrare le particelle di luce in un inesorabile e dolciastro addio. Basta, è notte: chiudo i libri e apro il cuore.

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