Sono forse stata l'unica bambina, sopra questa terra e sotto questo cielo, a fare a gara di corsa intermittente con le lucciole per poi catturarne una e chiuderla a coppa dentro un paio di mani incerte?
(Buongiorno, comunque. Se sia stata colpa del mio tentativo - tutt'ora in corso - di conseguire un' agognata abilitazione all'insegnamento, oppure merito di tante gioie accumulatesi fino a mancare il respiro, o se sia stata semplicemente tutta quella pioggia scesa implacabile sui nostri tetti e sulle nostre dita, fino ad intirizzirci: fatto sta che sono stata silente, per tanto tempo. E ora ho un po' paura di essermi dimenticata come si fa. Magari inizio piano, un poco alla volta. E a voi, se ancora ci siete: ben ritrovati).
Sono forse l'unica bambina che ha saltellato in caccia di lucciole, munita d'intuito e di circospezione, fino allo scuro tiglio ai margini del giardino? Non lo credo.
Chi lo ha fatto, come me, ricorderà l'entusiasmo del successo, e prima ancora l'inebriante zigzagare portatile di luci timide eppure vivaci, al punto di non sapere a quale rivolgersi, da quale incominciare, quale eleggere a propria, personalissima, più bella.
Un circo di bellezza soffusa, nelle prime sere accoglienti dell'anno, con la fine della scuola alle porte e il torneo di pallavolo del comune.
Ma poi arrivava il momento in cui - tac - ne catturavi una. E al baldanzoso saltello di vittoria faceva immediatamente seguito un senso di inspiegato solletico palmare.
Erano i piedini della lucciola.
I piedini della lucciola, che alla luce del lampione, sotto il muro di casa, si spogliava di ogni bagliore fatato e ridiventava un insetto qualunque: allungato, mite, intontito; con una fila prosastica di zampine in continuo macinare, lungo il palmo della mano delusa, da una parte e dall'altra, in attesa del proprio turno dal dottore.
Quasi irritata, scrollavo via quell'irriconoscibile oggettino, e nel tempo di qualche istante lasciavo irrompere nuove passioni e nuovi progetti per il resto della serata, a cancellarne il ricordo stranito. Eppure, la volta dopo oppure quella dopo ancora, in compagnia o in solitaria, non riuscivo a non cedere nuovamente a quella tentazione onirica, di riprovare a cacciarne una, scordandomi dei piedini, dei passetti, del corpo nero e vibrante di quell'insetto.
Così ogni volta: per tutta l'estate e per tutte le estati.
Fino a ieri sera.
Ieri sera guidavo rientrando a casa stanca dopo giorni, belli, di città, e mi riscoprivo felice a trovarmi immersa in luci pulsanti di lucciole impavide, lungo la strada.
Ieri sera riandavo col ricordo alle cacce e alle delusioni, e poi di nuovo alle cacce e mi è venuto da pensare che, chissà, forse era proprio a causa di quel solletico, che non riuscivo a smettere di cercare.
Forse, al contrario di ciò che nella mia mente semplice di bambina pensavo, il merito di quelle corse intermittenti nella luce e poi nel buio, ogni volta di speranza, era proprio una segreta voglia di solletico, di quel solletico lieve e gentile che ti rende due, di quell'accomodarsi - in piedi, ritti, operosi - lungo le vie di percorrenza dell'altro, per un po', per sempre, per stasera.
Farsi compagnia pur essendo nemiche; in una tregua per gioco e per realtà, scordando intenzioni, esami, nuvoloni, temporali. Giusto il tempo di sbirciarsi reciprocamente. O anche fino alla prossima estate, se ti va.
Buone prime notti di lucciole a tutti.
I lettori anche se non si vedono come le lucciole, sono presenti. Bentornata!
RispondiEliminaVivendo in città i miei ricordi di lucciole si perdono nella notte dei tempi. Ma il mio spirito scientifico era già all'opera ed ero più affascinato dal fenomeno della bioluminescenza che dal solletico delle loro zampette.
E' bello sapere che la primavera da qualche parte è arrivata, perché qui nel milanese facciamo fatica a metter via i maglioni di lana...
Grazie Comiziante, è un piacere anche ben-trovare i tuoi commenti, sempre acutamente scientifico-matematici! ;) ..Beh, qui a credere nell'arrivo della primavera sono più le lucciole che le coperte pesanti del mio letto, che non si decidono a trovare la via dell'armadio, ma confido in un rapido assestamento.
RispondiEliminaI lettori (Vaporone e Nathan 'Frillo' Zuckerman) ci sono ancora, lieti di ritrovarti! E - tu chiamala, se vuoi, telepatia - proprio stasera il lettore più irsuto ha avuto l'idea di tornare qui a trovarti, quando invece il lettore felino era convinto che avresti atteso almeno un'altra decina di giorni. Se poi il merito dell'assenza è stata tanta gioia, allora Vapo e Zuck apprezzano ancora di più il silenzio!
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