E' il primo approccio della terza c alla fantascienza.
Provo a insistere - tra Enrico che lancia lo zaino in traiettoria diagonale attraverso la classe, contro il muso di Eugenio, e dodici fanciulle che esigono di andare in bagno nello stesso istante - sul fatto che il fantascientifico parla anche al presente, e del presente (Disagiato, ti farà forse piacere sapere che ho fatto leggere per casa ai migliori della classe quel tuo famoso post in proposito, e ci ho pure infilato in mezzo di rispondere ad alcune domande di comprensione).
Chiedo ai 58 occhi esagitati di riflettere sul messaggio che il racconto lascia, oggi, a loro che se ne stanno
Ci insegna che nella vita spesso la soluzione giusta è quella più semplice. (Ginevra)
Che i bambini sanno vedere le cose in modo più fantasioso degli adulti, e a volte anche più intelligente, infatti anche l'altro giorno su discovery channel hanno mandato un servizio in cui mostravano delle immagini a dei bimbi... (intervento stoppato, grazie per aver partecipato). (Riccardo e Francesco)
Dobbiamo trattare tutti in maniera umana. (Rocco)
Che chiunque ha diritto di lavorare con dei ritmi umani (Enrico)
Scopro, qualche pagina più avanti, nel nostro libro di antologia, un esercizio di comprensione con la stessa consegna. Le possibilità sono quattro: ma ce n'è da crocettarne una sola, quella giusta. Che, è, poveramente: l'importanza delle pause all'interno dell'attività lavorativa.
Mi viene da piangere! Sono commosso! Se ai miei tempi, alle medie, avessero detto due cose, anche per finta, sulla fantascienza! E invece nulla!
RispondiEliminaE poi Asimov! LUI!
Vado subito a recuperarlo, il racconto! Grazie, grazie e sì, la fantascienza parla sempre del presente, di come è e di come potrà diventare fra poco, pochissimo.
Vado a calmarmi...
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RispondiEliminaTi ringrazio per la citazione scolastica, non la merito ;)
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