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martedì 14 giugno 2016

Natale a stanghette

Per tutti coloro che vivono e riflettono in due tempi, e per i quali ogni corsa inizia con l'autunno, - oplà - salta l'ostacolo dell'inverno, procede caracollante lungo la primavera e si conclude col fiatone e coi primi accenni d'estate, se per tutti questi, che abbiamo chiamato affettuosamente popolo delle Stanghette, la linea di partenza del proprio primodigennaio è situata circa a metà del mese di settembre, ecco, io credo che a cavallo degli ultimi giorni di maggio - facciamo fino a primissimi di giugno, questa popolazione variopinta e brontolona viva il proprio, personalissimo, Natale.



Che, come tutti i Natali che si rispettano, è preceduto da una baraonda di corse verso l'acquisto perfetto e impossibile: che sia la camicia della taglia giusta per la zia dall'alito fetido, l'appunto della secchiona su Pirandello da mettere in tesina, l'orologio di ultima generazione per il nipote nerd taciturno, il terzo tema dell'anno ché negli altri ero malato, il buono acquisto di Zara per la parente di cui so solo il sesso e manco con certezza, o il recupero dell'insufficienza in greco scritto, sempre di rincorse si tratta, e sempre affannate.
Poco si respira, nei giorni che precedono i Natali, e soprattutto poca aria buona: nelle file dei centri commerciali, così come nelle sale insegnanti, chi chiede di passare avanti viene poco garbatamente linciato.
Fiumi di carta annunciano l'arrivo della festa più attesa dell'anno: fotocopie di programmi, relazioni finali, imballaggi luccicanti, fiocchi e cartoline: e tutti, entro poche settimane, subiranno la stessa fine.

Gli umori che accompagnano la fine della corsa sono gli stessi - al di qua e al di là dell'enorme stanghetta che ci divide dai comuni mortali - : ansia, cattivi presagi, nervosismo, abbassamento delle difese immunitarie: il tutto ridipinto a nuovo coi colori della festa, ché è finita, finalmente! e buon Natale, signoramia sono le uniche frasi che sentiamo in bocca a tutti, mentre, dentro, è caos a buon mercato.


Dramma Natale, quindi? Morte al rosso-ciliegia ed ai cappellini di feltro? Saltiamo a pié pari al prossimo settemb  gennaio?

Oppure: voi cosa terreste, di entrambe le feste?

Io terrei l'istante in cui si scartano i regali, e quello subito dopo in cui si dice grazie, e la prossima volta vi racconto perché.


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