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domenica 12 giugno 2016

Popolo delle Stanghette

Ci sono a questo mondo persone - Dio le benedica! - abituate da tempo a pensare che il vero Nuovo Anno non cominci con la prima pagina del calendario in regalo con l'ultimo, innevato, pieno di metano, ma che il suo impervio inizio si collochi circa a metà di Settembre; che il vero Capodanno, lungi dall'essere così banalmente prevedibile, sia scelto ogni volta per imperscrutabile decreto dall'Ufficio Scolastico Regionale; e che le vere agende siano quelle Sedicimesi: tutto il resto, se non fosse per le impeccabili copertine rigide delle Moleskine, andrebbe bandito dalle Cartolerie-con-la-C-maiuscola: questa gente è dal primo giorno di scuola che fa i suoi conti, è dal primo lunedì di nuovo sui banchi che accumula i propri granelli di tempo e di impegno, è allora che ne approfitta per gli unduetrevia, che brinda ai buoni propositi, che si ubriaca con gli elenchi dei farò.

I loro anni non sono riconosciuti come tali ed integri dalla comunità civile: i potenti della terra li umiliano ogni volta costringendoli a diciture fratturate, come 1998/99, o ancora peggio - con ridondanza e malcelata impazienza - come 2014/2015.
Sono loro, il "popolo delle stanghette": ciò che amano, che coltivano, che strappano e ricuciono; i loro progressi, fallimenti, le loro rincorse e i bilanci consuntivi stanno intrappolati lì, tra quei numeri a cavallo di una barretta, anno fratturato dopo anno fratturato. Sicuri, nel profondo del loro inconscio a singhiozzi, che la vera conquista si annidi proprio laddove tutti pensano che ci sia una ferita, una lineetta impertinente, una bizzarra frattura incompresa.


Ebbene, avete capito a cosa mi riferisco: questo post (una premessa) e i prossimi - sempre se riuscirò a dar loro la luce - sono per loro.



Buona vacanza scolastica, Popolo delle Stanghette.

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