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sabato 11 marzo 2017

Fieno, balle di

Percorrevo una tangenziale semi deserta, qualche giorno fa, in un orario del giorno in cui avrebbe dovuto esserci buio, e invece una timida luce soffusa accarezzava l'orizzonte orientale del cielo. Un orario del giorno in cui avrei dovuto essere in casa, magari non proprio sotto le coperte, ma ancora intenta al trucco e al vestito, ad allacciarmi le scarpe, a finire senza sbavarmi l'ultima goccia di caffellatte o a cacciare l'ennesima cimice da sopra gli asciugamani, insultandola, e regalandole un ultimo, eccitante viaggio giù dallo scarico del water. E invece no, in quell'orario speciale tra notte e giorno, invece di infilare calzini ed torturare insetti puzzolenti, guidavo in tangenziale godendomi un accenno d'alba e il vuoto di entrambe le corsie, quando all'improvviso, scesa dalla cunetta all'altezza dell'ipercoop, ho trovato gran parte delle carreggiate occupate da due mastodontici camion di balle di fieno.

Ed è così che il mio personalissimo elogio ha preso lentamente forma dentro - e ora anche fuori - di me.
Perché mi sono messa a pensare alle balle di fieno.
Mentre tentavo - ma non volevo per davvero - di sorpassare quel serpentone disarticolato, miriadi di piccole pagliuzze di fieno invadevano impertinenti il mio orizzonte visivo e quello degli altri avventurieri delle sei di mattina: impertinenti e invasive, leggiadre e ballerine. Come se non fosse necessario essere un cingolato metallico per far sentire il proprio peso; come se non servisse pesare per invadere un campo; come se grazia e violenza, finalmente a braccetto, salutassero insieme a me, e alle loro madri le balle per intero, questa nuova primavera che anche oggi, anche qualche giorno fa, anche nel 2017 si ostina, invadente e gentile, a rassicurare i nostri calendari e i nostri cuori.



E allora benvenuto elogio delle balle di fieno, che accolgono le ginocchia sbucciate dei primi giorni di vacanza scolastica, in una gara a chi si arrampica prima; e i primi baci ad aspettare l'alba, lungo via degli Ossi, dopo una serata di lavoro e di risate; e le prime gocce di sudore della stagione calda.
Le balle di fieno, moderne eppure antiche: create con macchine rumorose e tecnologiche, ma fatte solo di paglia pungente.
A cosa servono, esattamente?
A far sorridere chi abita vicino ad un campo, e a fargli pensare che finalmente l'estate è vicina?
O a mantenere grandi quantità di foraggio per mucche al coperto e al compatto?

A nutrire bovini da macello, o a riscaldare la nostra anima, raggelata da un lungo inverno?

A voi la scelta: poesia o utilità, ma anche entrambe, ché come a volte accade, anche gli opposti vanno a braccetto, di contro ad ogni pregiudizio.

Nel frattempo, però, se una rondine non fa primavera, un camion di balle di fieno in tangenziale la fa eccome, e quindi, buona stagione più bella dell'anno a tutti voi.


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