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domenica 29 ottobre 2017

Ristrutturare

In passato scrissi che le amiche si dividevano nelle due categorie delle spugne “grattine” e di quelle morbide. In passato sapevo che le amiche potevano essere al tuo fianco quando piangevi a dirotto in uno studio parigino, mordevi la penna nervosa all’entrata di una stanza d’esame, o davanti ad un cartone animato, sotto ad una coperta pesante, sopra ad una pizza sudata.

La mia amica Giulia, però, non era mai stata con me in nessuno di questi momenti.
Silenziosa e discreta, non era suo il numero che avevo composto dalla Francia in maniera compulsiva fino ad ottenere preoccupata risposta; non era suo il foglio risposte posizionato poche file sotto il mio, né sue le mani che mi porgevano acqua dopo un faticoso orale senza mai prendere fiato. Non avevo mai firmato per testimoniare un suo grande passo, le avevo fatto pochi regali e poco pensati, e di certo di non avevo cullato figli suoi in una rumorosa stanza da pranzo fino ad addormentarmici accanto.

Giulia c’era sempre stata, sì, ma al margine educato e sorridente della vita di Tinni.

Tinni, dal – presuntuoso – canto suo, pensava di aver ormai raggiunto quel punto del cammin di sua vita in cui tutto ciò che riguardava gli affetti era stato sperimentato: farfalle, abbracci, pacche, occhiate, assensi. Guardandosi indietro, vedeva distese di volti noti che la avevano accompagnata fin lì. Davanti a sé, pensava avrebbe trovato soltanto repliche di colori diversi del medesimo modello IKEA: stessa anta, stesse misure, nuove maniglie e diverse parole.

(Ovviamente) si sbagliava.

Tinni ha comprato una casa. E’ una casa che ha una lunga storia alle spalle, saggia e acciaccata come i suoi genitori: Tinni deve imparare ad avere cura di lei, a raddrizzarla e poi a renderla amica, un passetto alla volta.
Ma a Tinni i passetti non piacciono, soprattutto su scale – tre rampe e mezzo, senza ascensore! – che non ha mai salito prima, scale di nomi incompresi, misteriosi prezzi, materiali ignoti e operazioni molto lontane da quelle semplici e franche che lei ama tanto: traduzioni, correzioni, riassunti. Tinni non è capace di sentirsi piccola di fronte a muratori alti pochi centimetri più di lei, soffre a delegare, si impunta e vuole capire tutto, anche quello che i suoi neuroni non sono mai stati programmati per capire, ovvero tutto ciò che riguarda il lato pratico delle cose.

E, contemporaneamente, è un periodo che Tinni ha una gran paura: paura di invecchiare, di perdere qualcosa per strada, di non acciuffare il treno in tempo, di essere in ritardo sulle tabelle di marcia pubblicate sul sito della Vita.

Si sentiva vecchia e maestrina più del solito, quindi, la nostra corrugata Tinni alla vigilia dell’incontro importante, quello tra lei, il muratore, l’idraulico e l’elettricista, incaricati di rifare il trucco alla vecchia nuova casa, appena sua. Spesso, mentre voci maschili e rimbombi tra le pareti spoglie menzionavano elementi di edilizia marziana (caldane, frutti, tracce: nomi che Tinni pensava appartenessero a mondi familiari, e ora li ritrovava su pianeti lontani), le si facevano molli le gambe e la voce, e pensava non ce la faccio, dov’è mio papà? Ma era solo un attimo di solitudine, perché poi, puntualmente, tra i bassifondi di quei toni gravi saliva il cinguettio cortese e fermo della voce di Giulia, come a dirle: non ti preoccupare, ci sono io.

Ed era vero, c’era lei: Giulia. Perché Giulia, di mestiere, fa l’architetto; e in questa fine di anno solare che è un inizio di tante storie nuove, Giulia ha deciso di buttare gran parte del suo tempo di professionista preziosa per regalarlo a me, a questa nuova vecchia casa che ispira simpatia, al percorso che ci porterà entrambe nelle braccia l’una dell’altra: si occuperà lei, in gran parte, di questa ristrutturazione.



Sorreggendomi all’appoggio minuto ma solido della mia amica Giulia sono arrivata sana e salva anche alla fine di quell’incontro importante, e ho sceso, dandole il braccio, tutti e quattro i piani dello stabile, fino a terra, e mentre aprivo il cancello del mio nuovo giardino condominiale, per un attimo – è stata questione di secondi – ho guardato Giulia, il suo paziente compagno (architetto anche lui) e la mia mano che girava la chiave, e ho pensato siamo grandi.


E quindi eccomi qui, qualche settimana dopo che tutto questo è successo, ad aggiornare la mia personale categorizzazione d’amicizia. Qualcosa mancava ancora a Tinni, prima di questo ottobre rosso e caldo: e ora ha un’amica in più, con cui non ha diviso né lacrime né risate, ma quel minuscolo, prezioso e irripetibile istante in cui, per la prima volta, la parola adulto diventa sinonimo di grande. In tutte le sue sfaccettature.


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