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domenica 17 ottobre 2010

Alla ricerca del Sacro Insegnamento

Due positive acquisizioni in questo weekend uggioso (quant'è bella questa parola? A breve anche uno spazio dedicato alle odi ai migliori lessemi della lingua italiana): primo, AMO questa donna (cliccate anche voi se avete problemi di capelli senza forma); secondo, qualche nuovo stimolo inaspettato per la mia semisepolta vocazione all'insegnamento (che per chi se lo fosse perso si era annegata qui). Venerdì pomeriggio mi trovavo in visita a casa dei miei, i quali, approfittando della mia assenza e del loro stato di beato pensionamento, hanno recentemente trasformato una casa silenziosa e meditativa in un centro didattico (gratuito) per stranieri. Io ho sempre guardato dal di fuori questa curiosa mutazione, approvandone fini e mezzi, ma mai interessandomi direttamente alla cosa; venerdì, invece, mentre pranzavamo tranquille io e mia madre, ha suonato insistentemente il campanello. Era Hamzà (ve lo scrivo come lo pronunciano i miei, ignoro la grafia reale), timido ma deciso fanciullino di 11 anni, seconda media, che chiedeva con tono disperato se mio papà fosse disponibile nel pomeriggio per aiutarlo a fare un compito. Il caso ha voluto che né mio padre né mia madre potessero dedicargli del tempo, e così, un po' titubante, mi sono proposta io. Il problema era dei più seri: doveva scrivere un riassunto di CENTO PAROLE. Non so se potrò mai descrivere il terrore inquietato con cui H. pronunciava quell'esorbitante numero, C-E-N-T-O parole... non ho resistito: gli ho detto, con il tono più rasserenante che potevo, ti aiuto io.
Piccolo quadro della situazione scolastica del soggetto: da quello che mia mamma mi ha descritto, H. ha trascorso i primi quattro anni delle elementari in stato vegetativo. Non capiva, non parlava, stava fermo diligentemente al suo posto e basta. Poi, in quinta, la svolta: ha cominciato ad afferrare ciò che gli stava intorno...una scuola! Delle cose da imparare! Ed improvvisamente ha cominciato ad assillare le maestre di domande: ma come si fa questo? e quello? mi insegni quest'altro?? 
Potete quindi immaginare quante lacune, quante voragini, quanti buchi neri, quanti punti interrogativi, pur nella sua semplice voglia di fare, si porti ancora dietro in seconda media. Abbiamo quindi aperto la pagina del sussidiario al racconto di cui occorreva fare il riassunto: un testo sulla ricerca del Sacro Graal (suggerimento per i molteplici redattori di sussidiari che leggono questo blog: ehi, ma cosettine un po' meno cattolicamente orientate, no, eh?! Era tutto un Gesù di qua, Dio di là, fede cristiana...vederlo letto da un arabino mi ha fatto un po' strano...). Gli ho suggerito di leggerlo con calma e di dirmi tutte le parole di cui non capiva il significato. Io credo che sotto sotto abbia saltato qualche punto complesso, ma alla fine mi ha sottolineato due parole, che non conosceva: vagamente e ìddio (lo ha pronunciato così, con l'accento sulla prima i, una tenerezza infinita). Colmata agevolmente questa lacuna, gli ho detto di chiudere il libro e di raccontarmi la storia come se fossi la sua sorellina minore, semplicemente. Ha tirato fuori, tra un suggerimento e l'altro, cinque frasi di base, le abbiamo scritte e poi gli ho detto: bene, adesso contiamo le parole. Quale magia, quale miracolo! Cinque frasette erano già 95 parole!! n-o-v-a-n-t-a-c-i-n-q-u-e, capite?!? Un lampo di soddisfazione nei suoi occhi, non credeva fosse possibile, ma il riassunto era lì, scritto nero su bianco dalla sua penna, dalla sua mente! Ha chiuso il quaderno, ha riposto il libro, ha chiuso la cartella, mi ha guardato serio e mi ha detto: grazie.
Ecco, oggi voglio di nuovo insegnare.

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