Eccomi di nuovo a casa!
Dopo tre giorni passati immersa nelle faggete dell'alto Lazio, negli spiedini di pecora, nei seminari sul mondo antico e nel freddo glaciale causa rottura riscaldamento, sono di nuovo nella blogosfera a rompervi les pelotas. Racconterò in un altro post più dettagliato gli esiti di questo proficuo workshop di dipartimento; per ora, in merito al viaggio, mi limiterò solo a confermare, per l'ennesima volta, la validità della mia legge di Murphy ferroviaria precedentemente enunciatavi (assonnata in uno scompartimento IC aperto, ho dovuto fronteggiare, a Orte, la salita di un'intera classe elementare in gita, guidata da maestre chiassose e maleducate).
Vorrei invece parlarvi, di nuovo, di ciclabilità e viabilità cittadine.
Nella via bolognese in cui sia io che l'abile e fantasiosa blogger CiceroCuce abitiamo (una sorta di oasi blogosferica, insomma), stanno ultimando una preziosa e a noi molto gradita pista ciclabile, che, stando alle nostre ipotesi, dovrebbe ricongiungersi a quella dove, qualche settimana fa, ho avuto il mio scontro con il branco di ragazzetti scioperatori e che all'incirca porta fino in centro. L'inizio dei lavori è stato da noi ciclofili locali accolto con incredulo entusiasmo: questa pista è per noi una manna dal cielo, visto che ci eviterà un bruttissimo pezzo di strada dove le macchine parcheggiate a dx aprono gli sportelli come se fossero in campagna, gli autobus pulsano, le corsie sono strette, i motorini invadenti e le auto in corsa spesso svoltano a dx al semaforo senza guardare. Insomma, un vero e gradito regalo.
Ovviamente tutto questo non è stato possibile farlo a impatto zero: la precedente corsia degli autobus, infatti, è stata pesantemente ristretta.
Ora, l'altro giorno mi trovavo proprio a bordo di un autobus atto a percorrere quel tratto; c'era molto traffico, a causa del suddetto restringimento di carreggiata, e il guidatore del veicolo, in marcato accento locale, si è lasciato scappare un liberatorio e tutto per quella cazzzzo di pista ciclabile, che non uSCa neSSCuno (maldestro tentativo di riproduzione fonetica).
Turpiloquio a parte, superati i primi istanti di indignazione, mi sono sforzata di vedere le cose dal suo punto di vista e, in fondo, ho trovato che non avesse tutti i torti.
Tutto qui, la mia considerazione è finita: volevo solo diffondere nell'etere le mie perplessità sulla reale possibilità di creare una viabilità cittadina in cui tutti i mezzi pubblici e quelli a impatto ambientale zero, come le bici, abbiano pari dignità e non vengano gli uni a intralciare gli altri. La mia nuova consapevolezza delle difficoltà a cui debba andare incontro un qualunque assessore al traffico. Il fatto che, in una comunità grande e articolata, sia veramente arduo conciliare gli interessi di tutti. Gli interrogativi su come una sorta di patto sociale possa essere istituito. Le perplessità, sorte da un episodio in fondo marginale, in merito allo spirito collaborativo dell'animo umano.
E con questo post dubitativo vi saluto e vado, meno dubitativamente, a svuotare la valigia.
P.s. per Frank: a proposito dell'orrida barra blu, sì, io credo che fosse quello il motivo, ma non comprendo perché si sia dovuto manifestare proprio ora. Ho provato più volte a togliere e re-inserire la foto, che viene adattata automaticamente da blogger allo spazio, ma non ho ottenuto nulla. Per ora mi limiterò ad un ritorno all'austerità del titolo senza foto, in attesa che mi vengano altre idee o che tu mi possa illuminare in proposito.
Autisti degli autobus... Sì, quelli che superano le biciclette per poi tagliare loro subito la strada e appostarsi alla fermata, come se non potessero aspettare quei dieci secondi che servono alla bicicletta per togliersi di mezzo... Non proprio la mia categoria preferita...
RispondiEliminaIn ogni caso, la questione secondo me è più complessa. In Italia la bicicletta come mezzo di trasporto si è compresa tardi, quando il sistema viario era già stato pensato solo ed esclusivamente per i mezzi su gomma. Idem dicasi per il trasporto pubblico: tutti usano la propria auto, perché il trasporto pubblico è insufficiente, o le piste ciclabili non ci sono, e soprattutto perché la gente è pigra ed ha bisogno di avere l'auto sotto al posteriore anche quando va al bagno.
Se la gente fosse obbligata a servirsi di mezzi pubblici funzionanti e ottime piste ciclabili, ci sarebbero meno auto in giro, meno traffico, e meno lamentele se ci sono lavori. Ma in Italia si procede nell'ammodernamento delle strade e delle piste ciclabili a macchia di leopardo, con un effetto di 'tampone' sulle mancanze del sistema viario, e non sulle abitudini di chi lo usa...
IpaziaS
no, scusa Ipazia, ma nell'Italia contadina la bicicletta ERA il mezzo di trasporto più importante. fino agli anni 50. avere un'auto era un privilegio di pochi e forse non ce ne era nemmeno bisogno: tutto il proprio mondo era a portata di pedale. poi ci siamo industrializzati e si è arrivati al punto di ricostruire l'italia in modo da far credere sia necessario usare l'auto.non è vero. anzi è deleterio. e lo stato delle nostre città lo dimostra. (nel rapporto tra auto e bagno il problema è l'allacciamento mobile alla rete fognaria: ci stanno studiando. dopo di che un water sostituirà il sedile e finalmente potremo passare l'intera giornata li dentro)
RispondiEliminaNon vedo l'ora.......
RispondiEliminaE, comunque, non vorrei essere ripetitiva, ma non dimentichiamoci che la nostra situazione "nordica" è una manna dal cielo rispetto alla concezione diffusa del ciclista come "sfigato" che si ha al sud e al centro Italia. Chiedete ad un romano cosa significa andare al lavoro in bici nella sua città!
Cf., per conoscenza: http://oggiscienza.wordpress.com/2010/10/07/l%E2%80%99italia-a-due-ruote-ecologiche-infrastrutture-integrazione-sfigati-e-fighetti/
Ho un quesito per il tuo pubblico, un giallo da risolvere. Il Sindaco della mia città è riuscito a scontentare chi non vuole le piste ciclabili, chi le vuole diverse da come sono e chi le vuole e basta.
RispondiEliminaSecondo voi come c'è riuscito? Voi come fareste?
mumble mumble... ne ha costruita una, larghissima ed enorme ed ingombrante che però al posto dell'asfalto ha puntine rivolte all'insù?
RispondiElimina@comiz: e dire che san donato era citata come esempio per le sue piste ciclabili.
RispondiElimina@Tinni
RispondiEliminati do la soluzione, pubblicala quando vuoi.
Si fa così: ci sono delle piste ciclabili fatte con una bella striscia gialla sull'asfalto e opportuna segnaletica, come in tutte le città europee. Si dichiarano quelle piste pericolose, perché gli automobilisti non rispetterebbero la segnaletica. Non si supporta questa tesi con un dato statistico, ovviamente. Poi si promette che si rifaranno le piste in modo diverso, più sicuro. L'opposizione dirà che sono pronti anche i soldi della regione.
Il Sindaco che fa? Delle due vie con le pericolosissime piste ciclabili, una la riporta allo stato originale, senza pista ciclabile, e l'altra la riconferma tale quale. Di costruirne di nuove in alternativa neanche a parlarne. Quindi chi non vuole le piste si ritrova il lavoro a metà, chi pensava che le piste fossero realmente pericolose non sa più cosa pensare (perché una si cancella e l'altra no?), chi vuole le piste ciclabili e basta si trova con un bel pezzo in meno di pista in città.
Non è geniale?