Sì, lo so, ne ho già parlato altrove, ma ancora una volta, stamane, mi è capitato di assaporare l'alchimia non facile della biciclettata in due, con un amico al mio fianco, una persona che nemmeno conosco tanto, un individuo speciale come tutti, a suo modo, che per un periodo ha incrociato la sua strada con la mia.
Per la prima volta, stamattina, abbiamo percorso in due la strada che normalmente ciascuno faceva da solo: e per un istante ci siamo trovati accomunati dall'odio per quel semaforo in salita, che non sai mai bene in quale corsia ti devi mettere, dall'ebbrezza ed il senso di onnipotenza provato nel superare, dalla ciclabile, code di auto in paziente attesa, dal sapore del vento che soffiava in senso contrario, mentre le nostre mezze parole gridate facevano girare i composti ciclisti francofoni, dalla sudata finale, sull'ultima salita prima dell'agognata stazione velib'. Io ho scoperto che lui ha il vezzo di far trillare il campanello appena il semaforo davanti a lui diventa verde, e lui ha scoperto che sono una cacasotto nel sorpassare i camion da sinistra.
Siamo stati, per una ventina di minuti, vicini.
E mi viene da pensare che, forse, in questa vita, dove sempre più spesso mi accorgo che siamo tutti un poco soli, sono proprio questi piccoli, insignificanti "intervalli di grazia" (cit.) a rendere i giorni meno uguali.
Buona giornata a tutti voi.
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