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domenica 11 marzo 2012

Speck fuori forno

Oggi volevo parlarvi di una persona

C'è questa persona, beh, questa persona è una persona normale, come tante: non tanto alto, fisico di stazza media, una famiglia felice. Una persona che quando era poco più che un adolescente ha mollato tutto il caldo il mare le pizze comediocomanda la famiglia il vento buono e con soltanto un sogno nel taschino se n'è venuto qui in mezzo alla nebbia e alle pizze sottilisottili; qui in mezzo alla scortesia e al lambrusco; e tra mille sassolini nelle scarpe ha dato forma a quello che un tempo sembrava solo un miraggio.

Questa persona, se non fosse stato per il caso, o se volete chiamarla Vita a me piace anche di più, in effetti, insomma, se non fosse stato per tutta quell'alchimia di granelli di sabbia che costruisce il nostro oggi e poi ci somma sopra il nostro domani, io mai e poi mai l'avrei incrociata, neppure per errore, credo.
Ché una persona così frequenta luoghi diversi da quelli che frequento io: magari anche luoghi virtuali, ma dove al posto di blog e feed ci sono pistole o automobili telecomandate; una persona così coltiva orti differenti dai miei, orti dove crescono rigogliose idee verdi e non timidi fiori rossi; si appassiona a film che io mai guarderei neppure nei più disperati e solitari giovedì sera davanti al camino; compra oggetti di cui non conosco il nome e si commuove davanti alla morte di Ettori e di Didone di cui io non ho mai saputo le gesta. 

Sono abbastanza certa, insomma, che se la Vita, quella bastarda saputella, non mi avesse preso la mano e rendendomi quel poco di coraggio che mi mancava me l'avesse battuta contro il vetro di quella porta, a fine luglio, se tutto ciò non fosse successo e non avesse portato, weekend dopo weekend, fino a oggi, ad incrociare per caso questa persona io avrei emesso uno di quei giudizi da maestra inacidita o da cittadina coscienziosa o da volontaria fervente e avrei tracciato un'odiosa linea rossa con il gesso, in terra, tra me e lui.

E invece è andato tutto diversamente. E' andato tutto in modo imprevedibilmente diverso e così, ieri sera, quella che avrebbe potuto tante volte correggere banali errori di ortografia sui biglietti con gli indirizzi dei clienti e riprendere altrettante volte condizionali al posto di congiuntivi e aggiustare banalità e precisare luoghi comuni, quella lì insomma che avete capito tutti di chi sto parlando e quanto mi piace usare la terza persona singolare per autodescrivermi, quella rompipalle lì è rotolata ora dopo ora, pizza dopo pizza e ordinazione dopo ordinazione in una serie di errori a catena e senza uscita: di quegli errori idioti e terribili, come dimenticare lo speck fuori forno nella pizza di un cliente 'delicato', invertire l'ordine di uscita delle pizze con conseguente sommossa popolare della sala in attesa, spostare erroneamente margherite qua e là, confondere pizze primavera con pizze profumate, e via dicendo in uno sterile ma doloroso elenco di distrazioni che non so nemmeno io da dove sia saltato fuori dicono che la primavera porti sempre un po' di stupidità nell'aria o forse sono innamorata, come dice la mia mamma, chissà. 

La maestra è stata alunna, una volta tanto, ieri sera, e per di più alunna delle peggiori, e ricacciando indietro le lacrime di rabbia e impotenza ha piegato la testa di fronte alle critiche e ai fermi no; ha mandato giù le occhiaie severe reggendo quello sguardo azzurro per quanto più poteva; ha arrossito di fronte al danno e ha masticato scuse e ammissioni di colpa, meritatissimamente.

Ma poi, dopo tutto questo, dopo che la persona di cui volevo parlarvi oggi ha finito di condire e impastare pizze e se n'è andata un momento di là in bagno a sciacquarsi la faccia arrossata dal calore del forno e io stavo in cucina a lavare a testa bassa l'affettatrice, quella persona è uscita dal bagno con l'asciugamano tra le mani e io gli ho detto ehi, scusa

E volevo aggiungere scusa per stasera non so cosa mi sia capitato ma mi dispiace sul serio soprattutto per lo speck fuori forno, lo so che quello è un cliente rompipalle, ma non ho fatto in tempo a dire null'altro. Null'altro che non fosse ehi scusa perché quella persona - che per inciso è il mio principale - mi ha interrotto e mi ha detto ma va là, figurati. E ha tirato fuori dall'asciugamano uno di quei sorrisi disarmanti e luminosi e mi ha strizzato l'occhio e hai spento poi la friggitrice? se riusciamo stasera prepariamo anche le verdure per domani, ti va?



Sicché stamattina, mentre mi annotavo questo episodio su un piccolo quaderno tutto mio, mi è venuto da pensare che, forse (ma proprio forse), forse ciascuno sta su questa terra per pulire un centimetro, toh, al massimo un mezzo metro di strada, con una scopa di saggina, lungo un viale eterno ed infinito che porta chissà dove. E uno ha la massima libertà di pulirlo come gli pare, questo pezzetto di viale: c'è chi ama accumulare compulsivamente le foglie in ordine su un lato solo, c'è chi ha la passione per le opere in muratura e gli piace strafare e così ci aggiunge pure un marciapiede artigianale, sul ciglio destro, c'è chi pianta delle primule nel fosso che sta lì accanto, c'è chi, semplicemente, accatasta con un calcio la sporcizia un po' più avanti.

Il mio principale pulisce il suo pezzetto di strada facendo bene il suo lavoro. Curandone ogni dettaglio e spremendo tutto l'amore che ha in corpo in quegli impasti e in quei condimenti, in noi che gli diamo una mano e nelle voci che al telefono ordinano una alla salsiccia con patate. Nei nostri miglioramenti come nelle nostre puttanate (sic). Nelle bruciature del ragazzo che sta al forno e negli speck dimenticati dalla sottoscritta. Nelle lamentele dei clienti in attesa e nei complimenti per i nuovi carciofi sono molto meglio di quelli di prima.

E, vi assicuro, io non ho mai visto un vialetto tanto pulito, da un bel po' di tempo a questa parte. 

4 commenti:

  1. Tu e il tuo capo avete un rapporto invidiabile.

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  2. Quando la gente mi chiede come mai continuo a sputare sangue tutti i we lì dentro, dovrei rispondere con le parole di questo post. Sì, è un rapporto invidiabile: ma è tutto merito suo se è così.

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  3. Cioè, scusami cara Tinni, ho poi capito bene che la persona che mai e poi mai avresti incrociato sulla strada della tua vita visti gli interessi tanto diversi sia poi il tuo principale del locale dove tu trascorri al lavoro tutti i tuoi fine settimana?

    Meno male che lo incontri tutte le settimane, altrimenti mi sarei potuto preoccupare delle grandi difficoltà che la nostra "maestra Vita" avrebbe dovuto superare per farvi incontrare.

    Bando ai tentativi di umorismo è vero che tante persone lavorano insieme per tanto tempo senza neanche alzare gli occhi e scambiarsi pensieri oltre ai convenevoli.

    Complimenti per il suo orticello e pezzetto di strada che tiene lindo e pulito. Sono i buoni esempi quelli che mancano oggi nella vita di tutti i giorni, è una cosa bella leggerli anche qui sul tuo blog.

    Anche il tuo orticello è bello cara Tinni, è giusto che non possa essere tu a farlo notare.

    Marco

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  4. Glielo hai già detto che lo ami o aspetti che sia lui che fa il primo passo?

    anna

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