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martedì 15 maggio 2012

Rotatoria, -ae

Da parecchie settimane, ormai, a Spilamberto costruiscono una rotatoria nel bel mezzo del paese. Costruiscono una rotatoria e spazzano via, finalmente, un paio di semafori infiniti e un incrocio bizzarro che tappava sempre il flusso consueto e solidale delle macchine verso Modena.

E' da parecchie settimane, ormai, che passo di lì e trovo, giorno dopo giorno, il cantiere che procede, lentamente ed inesorabilmente, verso la realizzazione del suo obiettivo. Non tutto era chiaro, i primi tempi: non si capiva ancora se stessero scavando per impiantare cavi o tubature o se lo scopo fosse una modifica della viabilità. Sono passate le feste e i convulsi ponti del primomaggiosucoraggio. E' venuto a piovere, è arrivato il caldo, e poi di nuovo la pioggia e un freschino da montagna che fa brillare occhi e cuori. E il cantiere, giorno dopo giorno, ha svelato la sua identità e dato bella mostra dei suoi frutti. Un semaforo provvisorio, delle linee curve gialle in terra: viaggio dopo viaggio, canzone all'autoradio dopo canzone all'autoradio, ho visto crescere e scalciare e spingere la nuova rotatoria di Spilamberto e ieri, finalmente, sono passata di lì e il semaforo provvisorio non c'era più.
C'erano un paio di uomini in vestiti fluorescenti da lavoro che parlavano e gridavano al telefono; c'erano ancora tante linee gialle che litigavano tra di loro; c'era ancora terra, e cemento, e confusione, ma la rotatoria era nata e funzionante. E io, da scema qual sono, ho rallentato un poco per poter togliere le mani dal volante senza rischiare di ammazzarmi e ho applaudito da sola, tra le pareti della panda, a quell'insignificante miracolo urbano che, centimetro dopo centimetro, avevo visto prendere forma.

Ieri notte, poi, mentre tornavo a casa da una strada secondaria che non percorrevo da qualche giorno, e all'autoradio passavano questa canzone che fin dalle prime note mi appiccicava addosso un'inspiegabile paura di felicità che ancora adesso posso sentire seduta al mio fianco sul tavolo di cucina, beh, insomma, io guidavo nella notte gialla dei lampioni e dei dossi e ho svoltato a destra e zac sulla strada secondaria che non percorrevo da qualche giorno ci ho trovato dentro una rotatoria piccola nuova e quasi inspiegabile. Così, su due piedi, o meglio su quattro ruote. E ho detto benvenuta anche a lei. Perplessa, e sbalordita, ma comunque contenta perché a me le rotatorie piacciono - dev'essere una tara famigliare, un po' come i polpacci grossi e la cellulite - e più ce n'è e meglio è, ho dato il benvenuto, nella stessa giornata, alla rotatoria epica di Spilamberto e a quella modesta di San Vito.

E mica l'ho capito, se sono stata più contenta di trovarmene davanti una bella e pronta e inaspettata, o di curarne, giorno dopo giorno, con i miei sguardi e la mia pazienza al semaforo provvisorio, una gestazione finalmente e meritatamente giunta a compimento.
Cosa preferisco io, Tinni, le lacrime di commozione per una sorpresa o il sudore di una casa edificata insieme mattone dopo mattone? Preferisco il vento nei capelli mentre si sfreccia in cabriolet, o l'inverno buono in due sul divano a leggere sbriciolando dallo stesso libro? Preferisco la rotatoria di San Vito o quella di Spilamberto?

Non so; proprio no. Voi che dite?



Che poi, in fin dei conti, nessuno mi ha chiesto di scegliere. In una sola, meravigliosa, giornata, me ne sono trovata davanti alla porta due, di rotatorie, belle, entrambe, e dotate di ogni confort e di ogni uscita e di appositi cartelli di segnalazione. Forse, allora, basta mettere la freccia ed infilarcisi dentro; basta capire in quale corsia incolonnarsi e scivolarci veloce all'interno prima che arrivi quel camioncino; e quella paura di felicità, beh, accompagnarla gentilmente alla porta ringraziandola della visita ma no, non compriamo niente, arrivederci.

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