Questi specchi o cartelli riflettenti tondi (ho pensato), quando ci passi davanti a piedi in bicicletta o anche in macchina, beh, finisce sempre che ti ci vedi dentro solo all'ultimo momento, solo quando ti sei già detto che strano, non mi riflette mica. E' proprio allora, e per gli estremi instanti di passaggio, che voltando quasi la testa all'indietro ti scorgi ansimante (sempre un po' deforme, certo non tanto bellina come ti credevi) e capisci che, sì, anche questa volta sei stata felice.
E più vai lento - a piedi in bicicletta o anche (molto più difficile) in macchina - più in tempo puoi fare a riconoscerti.
(il termine tecnico dell'oggetto in questione l'ho scoperto solo adesso tramite ricerca google e l'ho messo in epigrafe nel titolo).
*AGGIORNAMENTO. Ho spulciato una frase di Cardarelli che starebbe bene come sottotitolo di questo post. Non sono riuscita a risalire al componimento di cui fa parte. Forse non fa parte di nessun componimento.
E':
Felicità, ti ho riconosciuta dal passo con cui ti allontanavi.
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